In un intervento comparso su The Times di Londra, il presidente rwandese Paul Kagame fa conoscere la posizione ufficiale del suo paese sulla crisi libica, che si discosta da quella rappresentata da un commentatore del giornale rwandese The New Times e di cui avevamo dato conto in un nostro precedente post.Anche alla luce dell’esperienza vissuta nel 1994, quando l’inazione internazionale permise la tragedia rwandese, il Presidente rwandese esprime il suo appoggio alla risoluzione 1973 dell’ONU e all’operazione Odyssey Dawn messa in atto dalla cosiddetta coalizione dei volonterosi per proteggere la popolazione civile in Libia attaccata da Gheddafi . Pur appoggiando la decisione dell’ONU, Kagame non manca tuttavia di "sostenere che la comunità internazionale avrebbe fatto bene a coinvolgere l'Unione africana nel processo decisionale, analogamente a quanto fatto con la Lega araba che è stata consultata : il coinvolgimento dell’UA avrebbe certamente aggiunto legittimità all’intervento.” Non tacendo il fatto che forse non tutti i paesi africani sarebbero stati d’accordo, il Presidente aggiunge: “ma credo la maggioranza degli Stati membri hanno appoggiato la risoluzione 1973 per il semplice motivo che non potevamo continuare a guardare il caos che si stava consumando in Libia mentre la sua gente invocava aiuto”.Pur non potendo fornire un appoggio militare, “l'UA avrebbe potuto offrire qualcosa di molto più prezioso: il sostegno politico e l'autorità morale per le azioni della coalizione a terra”.Kagame conclude con una riflessione impegnativa.“Il sostegno dell'Unione Africana all’operazione Odyssey Dawn avrebbe anche agito come un ulteriore deterrente per altri leader africani che potrebbero essere tentati di indirizzare il proprio popolo con la violenza.La rivolta in Libia ha già inviato un messaggio ai leader africani e non solo: se perdiamo il contatto con il nostro popolo, se non lo serviamo come merita dando soddisfazione alle esigenze avanzate, ci saranno delle conseguenze.Le rimostranze popolari si accumuleranno e, prima o poi, si rivolgeranno contro chi li governa”.
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