"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 25 marzo 2011

Per leggere la crisi libica

Nel marasma di informazioni da cui siamo sommmersi in questi giorni sulla crisi libica, segnaliamo questo contributo di Padre Piero Gheddo " Gheddafi dittatore controverso" che ci dà un quadro della situazione libica un po' fuori degli schemi che certi improvvisati commentatori cercano di propinarci dagli schermi televisivi. Quando tutto sarà passato, ci auguriamo presto, saranno gli sviluppi futuri a incaricarsi di fare tabula rasa di tante illusorie analisi sul futuro libico: non vorremmo che si ripetesse quanto già successo con l'avvento del regime degli ayatollah iraniani salutati da molti in occidente come portatori di libertà.  
Sulla crisi libica  possono tornare utili le parole pronunciate da Benedetto XVI alle Nazioni Unite, il 18 aprile 2008, quando il Papa parlò della «responsabilità di proteggere».
«Ogni Stato – disse il Papa – ha il dovere primario di proteggere la propria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani, come pure dalle conseguenze delle crisi umanitarie, provocate sia dalla natura che dall’uomo. Se gli Stati non sono in grado di garantire simile protezione, la comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e da altri strumenti internazionali».
«L’azione della comunità internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base dell’ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un’imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità. Al contrario, è l’indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale. Ciò di cui vi è bisogno – concludeva Benedetto XVI – è una ricerca più profonda di modi di prevenire e controllare i conflitti, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione ed incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione».

P.S. Chissà che qualcuno anche in Africa, magari il piccolo Rwanda con il suo Presidente che ha richiamato il ruolo dell'Unione Africana in questa vicenda, non sappia cogliere il suggerimento di farsi esploratore di una possibile via diplomatica per la soluzione del problema libico?

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