"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


mercoledì 23 settembre 2009

TIG: i cantieri di lavoro dei prigionieri "pentiti"

In occasione della recente missione agostana, è capitato diverse volte, muovendosi sul territorio rwandese, di vedere dislocati sui fianchi delle colline degli accampamenti con grandi tende e tutto intorno dei cantieri di lavoro. Genericamente ci veniva spiegato che si trattava di campi di lavoro per prigionieri. Solo approfondendo il significato della sigla TIG, in cui mi ero imbattuto recentemente in un articolo in cui si parlava di costruzione di aule scolastiche, ho scoperto che si tratta dei cantieri dove vengono svolti i cosiddetti Travaux d’Intérêt Général –TIG , Lavori d’interesse generale. Sono lavori, che noi chiameremmo socialmente utili, a cui sono destinati i prigionieri condannati per i crimini commessi nelle vicende del 1994 che, dopo aver confessato le proprie colpe, scontano metà della loro pena appunto lavorando in questi cantieri. Questi campi sono diffusi in diverse distretti del Rwanda; i prigionieri, gestiti dalle autorità del distretto che si fanno carico anche del loro mantenimento, sono solitamente adibiti a lavori per la costruzione di strade o altre opere pubbliche o per il terrazzamento delle colline. Nelle intenzioni delle autorità questa esperienza dovrebbe favorire un reinserimento di questi prigionieri pentiti nella società, dopo un percorso di recupero e di riconciliazione.

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