L'affermazione del titolo, che potrebbe suonare abbastanza forte, è contenuta in una lettera che 50 organizzazioni religiose internazionali presenti nei paesi poveri del mondo, fra le quali la Caritas Internazionale hanno rivolto ai delegati che lavorano per la UNCAC, (UNCAC è la sigla di “United Nations Convention Against Corruption”, Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione) perchè giungano ad un accordo che sia strumento efficace per eliminare la corruzione, definita “la maggior causa di povertà nei paesi in via di sviluppo”. L'argomento è trattato nel post "Il maggior ostacolo allo sviluppo: la corruzione" comparso sul blog ARMAGHEDDO di Padre Piero Gheddo che potrete leggere cliccando qui.
Il fenomeno è presente anche in Rwanda, anche se la lotta alla corruzione è uno degli obiettivi primari delle autorità di Kigali; infatti, non passa giorno che sulla stampa locale non ci sia la notizia di qualche arresto o condanna per fatti di corruzione che interessano dal piccolo burocrate o poliziotto fino agli alti vertici dell'apparato statale. Nonostante questo forte impegno, il Rwanda si trovava al 102esimo posto della particolare classifica stilata, per il 2008, da “Transparency International” (TI),un’organizzazione internazionale non governativa fondata nel 1993, che svolge inchieste “sulla percezione della corruzioneda parte della popolazione nei confronti della pubblica amministrazione del proprio Stato”.
Proprio su The New Times di oggi compare la notizia che 926 funzionari pubblici, sui 5.712 destinatari comprese le alte cariche dello stato, non hanno ancora risposto allo speciale questionario inviato dall'ufficio governativo anti corruzione per monitorare il loro grado di ricchezza.Tale censimento è stato introdotto come strumento di lotta alla corruzione, malversazione e abuso di fondi pubblici e i dipendenti del governo sono tenuti a presentare il loro reddito, attività e passività, che sarà verificato da parte dell'ufficio del difensore civico.
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