A cento anni dalla fondazione a Kabgayi del primo degli attuali 0tt0 Petits Seminaires,
uno per ognuna delle diocesi rwandesi con la sola esclusione della diocesi di
Gikongoro, queste istituzioni si trovano a interrogarsi sul proprio futuro.
Nati per avviare al sacerdozio giovani aspiranti, fin dall’origine hanno svolto
la funzione di fornire un’istruzione superiore anche a un più largo strato
della popolazione giovanile rwandese concorrendo in tal modo a formare una buona parte del ceto dirigente del paese
nei diversi campi della vita civile . Oggi queste istituzioni, uno dei titoli di orgoglio della giovane Chiesa
locale, devono scontare, per assurdo, il loro stesso successo. Infatti, le
posizioni di vertice che annualmente i Petits Seminaires
occupano nelle speciali classifiche che riconoscono la qualità didattica delle
diverse scuole sulla base della preparazione dei rispettivi studenti, è un
forte richiamo per nuovi studenti. Soprattutto le famiglie della nascente
borghesia cittadina rwandese, fatta di commercianti, operatori economici, alta
burocrazia statale e ceto politico, trovano particolarmente attrattive queste scuole, dalla dichiarata ispirazione
religiosa, che garantiscono un ottimo livello didattico, in un contesto di vita comunitaria più
affidabile di altre realtà scolastiche cittadine non esenti da quelle criticità
che cominciano a far capolino anche tra
le giovani generazioni rwandesi, e, fattore non secondario, scontano rette
scolastiche inferiori a quelle delle molte scuole private presenti soprattutto
nella capitale. Tutti questi fattori hanno portato i vari Petits Seminaires,
seppure in maniera differenziata, a veder lievitare i propri alunni, frequentanti le tre classi dell’ultimo ciclo delle
primarie e le tre classi delle
secondarie.
Questa dilatazione delle iscrizioni comporta inevitabilmente il
formarsi di un universo molto variegato di alunni, dove a fianco del ragazzo
che sceglie il Petit Seminaire, sempre che le capacità economiche della propria
famiglia glielo consentano, perché intenzionato a seguire quella che ritiene
essere una sua vocazione al sacerdozio, troviamo il ragazzo messo qui dalla
propria famiglia, per le ragioni che abbiamo detto, senza peraltro avere la più lontana intenzione di arrivare al
sacerdozio, per tacere di coloro per i
quali ogni pratica religiosa risulta un peso. E’ abbastanza evidente come il
dover tenere conto delle diverse esigenze di un universo così segmentato, con
quei genitori che cercano semplicemente una buona scuola per i propri figli
pronti a far sentire le proprie ragioni,
non sia facile per i rettori trovare il giusto mix per una proposta
formativa e un modello di vita comunitaria che soddisfino le esigenze di tutti,
ma soprattutto rispettino quella che dovrebbe essere la mission primaria di un
seminario: formare futuri sacerdoti. E’ abbastanza evidente che nel Petit
Seminaire di oggi questa finalità originaria conviva con quella che potrebbe
definirsi la mission di una moderna scuola superiore di ispirazione cattolica:
offrire un percorso formativo a giovani che entreranno a pieno titolo nella
vita civile da laici portatori di principi e valori fondati sulla fede cristiana.
All’interno di questo quadro, che risente forse di un’eccesiva schematizzazione,
si snoda il dibattito sul futuro dei Petits Seminaires che comincia a far
breccia tra i responsabili della Chiesa. Tra i possibili scenari, il primo
potrebbe ridursi al mantenimento dello stato quo; una scelta che rinvierebbe
semplicemente il problema a quando il Petit Seminaire diventerà, nei
comportamenti negativi dei suoi studenti, come una qualsiasi altra scuola
pubblica o privata, che ogni tanto assurge all’onore delle cronache, con grande
danno sia per gli studenti sani, cui comunque non si confarebbero certi stili
di vita di questi compagni discoli, che per l’immagine dell’istituzione.
L’alternativa del cambiamento potrebbe portare a compiere un passo di estrema
trasparenza proponendosi semplicemente come scuola superiore d’ispirazione
cattolica conservando tutti gli attuali
criteri distintivi che hanno decretato il successo dei Petits Seminaires. Anche
se una scuola di questo tipo sarebbe
sicuramente terreno fertile perché il seme di eventuali vocazioni possa
germogliare, una o più delle strutture
esistenti potrebbe comunque essere destinata, in un’ottica sovra diocesana a
seconda delle esigenze della Chiesa nazionale, alla funzione propria originaria
di seminario a tutti gli effetti, magari beneficiando del sostegno economico
degli altri istituti convertiti, anche in una logica economica, a scuole
private cattoliche così che un ragazzo meritevole possa compiere
i propri studi anche se privo dei mezzi economici necessari.
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