La presenza italiana
nell’economia del Rwanda, finora quasi nulla se si escludono alcune iniziative
commerciali e ristorative, potrebbe trarre un significativo impulso dalla firma
di un accordo di collaborazione tra Confindustria Assafrica & Mediterraneo
e la Federazione del settore privato del Rwanda, firmato di recente a Milano,
finalizzato a favorire e supportare lo
sviluppo di partnership, in ambito formativo e di scambio di know how, con l’obiettivo di pervenire a investimenti congiunti.
I settori in cui le
aziende italiane potrebbero investire attengono in particolare il comparto
agricolo, su cui si basa l’economia rwandese, in settori quali le industrie di
trasformazione e conservazione di alcuni prodotti, come i pomodori o i
latticini, piuttosto che il trattamento del pellame del ricco patrimonio
zootecnico rwandese. Di recente alcuni studi di ingegneria italiani avevano curato la progettazione di mini centrali idroelettriche, un settore in cui il governo
rwandese sta investendo molto e in cui imprenditori italiani del settore
potrebbero valutare di impegnarsi. Oltre che poter contare sul supporto della Private
Sector Federation (PSF), gli investitori che volessero puntare sul Rwanda troveranno un contesto decisamente favorevole al fare
impresa, con una burocrazia lontana anni
luce dai modelli italiani, dove i tempi di risposta su diverse pratiche
amministrative, a partire dalla costituzione di una società, si misurano con l’orologio
piuttosto che con il calendario. Si legga quanto, in questi anni, abbiamo scritto al riguardo (clicca qui). Senza dimenticare l’elevato livello del
sistema delle telecomunicazioni e di
quello dei trasferimenti monetari. Il tutto inserito in un contesto in cui la
sicurezza è uno dei punti di forza dell’amministrazione rwandese. Da ultimo va
sottolineata che la collocazione geografica del Rwanda, al centro dell’Africa, con
i suoi ottimi collegamenti aerei, con la sua capitale Kigali, diventata il più importante centro congressuale continentale, ne fa un ideale trampolino di lancio per la
conquista dei nascenti mercati africani.