"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI
domenica 31 luglio 2016
mercoledì 27 luglio 2016
La cucina italiana si fa onore a Kigali
La saletta degustazione del Brachetto |
Nella classifica dei migliori ristoranti rwandesi stilata da Tripadvisor, troviamo al 5° e 6° posto i due ristoranti italiani attivi nella capitale, Kigali: il Brachetto Restaurant e il Sole luna. Il primo, attivo da un paio d'anni, è condotto da Alessandro Merlo, chef e sommelier di origine piemontese, per un breve periodo anche chef dell'Hotel des Mille Collines: ne abbiamo ampiamente parlato in un nostro precedente post. Sole Luna è invece gestito da Dionigi, originario di Vicenza, arrivato in Rwanda negli anni novanta come volontario; vi ha messo radici
sposando una giovane rwandese. Dapprima ha
gestito il punto di ristoro sul lago di Rwesero, collegato con il piccolo
seminario, successivamente si è trasferito a Kigali, dove, sulla strada che
conduce all’aeroporto, ha aperto il Sol e Luna, che negli anni si è via via ingrandito fino ad assumere l'attuale accogliente configurazione: tavoli sistemati su splendide verande con vista sull'intera capitale, un servizio efficiente.
La veranda del Sole Luna |
Ambedue fanno onore alla cucina italiana, pur con stili diversi. Al Sole Luna, oltre un ottimo servizio a buffet a mezzogiorno e alla carta alla sera, vi si trova sempre anche un'eccellente pizza. Al Brachetto, alla cucina italiana, interpretata con una certa ricercatezza, si affiancano anche piatti della cucina internazionale, inoltre c'è un wine bar con un ricca lista vini. Ambedue i ristoranti hanno una clientela di livello: alta borghesia, politici e diplomatici. Per la cronaca, il primo posto della classifica di Tripadvisor se lo è aggiudicato il ristorante con cucina indiana Khana Khazana.
venerdì 22 luglio 2016
I vescovi rwandesi salutano mons. Russo che lascia la Nunziatura di Kigali
Mons. Luciano Russo con i vescovi rwandesi |
Il Nunzio Apostolico, mons. Luciano Russo, domenica lascia il Rwanda per assumere la nuova missione di Nunzio in Algeria e Tunisia.I vescovi rwandesi gli hanno reso visita il 12 luglio per un saluto di commiato.E' toccato a Mons Philippe Rukamba, Vescovo di Butare e Presidente della Conferenza Episcopale del Rwanda, ricordare gli intensi quattro anni (dal 23 Marzo 2012), in cui mons. Russo ha svolto la sua missione vicino al popolo rwandese, in generale, e alla chiesa cattolica in particolare. Questa vicinanza è stata caratterizzata principalmente dalla nomina di tre nuovi vescovi (Mons Antoine Kambanda a Kibungo, Mons. Celestin Hakizimana a Gikongoro e l'Arcivescovo Anaclet Mwumvaneza a Nyundo) chiamati a ricoprire altrettante sedi vacanti, dalle visite nelle diocesi, parrocchie e comunità religiose, dalle partecipazioni a celebrazioni ecclesiali e a manifestazioni pubbliche, nonchè alla celebrazione dei 50 anni di relazioni diplomatiche tra il Vaticano e il Rwanda. Senza dimenticare l'organizzazione della visita ad limina e il lancio del Giubileo per i 100 anni del sacerdozio in Rwanda.
Il presidente del CEPR ha quindi augurato un buon lavoro per la nuova missione in Algeria e Tunisia, assicurando che sarà accompagnato dalle preghiere dell'intero episcopato rwnadese che in questi anni ha potuto apprezzare un confratello nell'episcopato " pieno di umanità, disponibile, semplice e che ha sempre operato, secondo il suo motto, con 'Sapientia et Prudentia'. "
Rispondendo all'indirizzo di Mons Philippe Rukamba, mons. Russo, dopo aver ringraziato tutti i Pastori della Chiesa in Rwanda, in rappresentanza di tutte le diocesi, i sacerdoti e cristiani così come religiosi, ha espresso la propria gioia di aver conosciuto il Rwanda e servito il popolo di Dio nel paese della Vergine di Kibeho. Affrontando la nuova missione a cui è stato chiamato, ha sottolineato come non dimenticherà il Rwanda e la sua gente con cui ha condiviso momenti intensi. Infine, ha chiesto le preghiere di tutti perché possa continuare a contribuire al buon funzionamento della Chiesa di Dio nei paesi di Algeria e Tunisia. Paesi non facili, finora privi di Nunzio , dove, da subito, sarà chiamato a individuare nuovi Pastori per due delle quattro diocesi, tra cui l’Arcidiocesi di Algeri, prive di vescovi.
A mons. Russo, che ha sempre seguito con simpatia l'opera dell'Ass. Kwizera in Rwanda, va il nostro sentito grazie per la vicinanza riservataci e l'augurio di buon lavoro nella nuova impegnativa missione.
martedì 19 luglio 2016
Poco credibile il dato della disoccupazione giovanile in Rwanda
Con tutta la simpatia con cui seguiamo il processo di sviluppo rwandese, fatichiamo a credere ai dati comparsi ieri su The New Times relativi alla disoccupazione giovanile. Infatti, secondo l'organo filogovernativo, le statistiche indicano che
il tasso di disoccupazione tra i giovani rwandesi attivi (di età compresa tra 16-30 anni) si
attesta al 3,3 per cento a livello nazionale e al 12 per cento nelle aree
urbane, mentre si attesta al 13,5 per cento tra i laureati.Un dato che fa a pugni con il 7 per cento di disoccupazione tra i giovani dai 15 ai 24 anni della Germania, l'economia più forte dell'Occidente.Per non parlare del 37,9 per cento dell'Italia e una media dell'eurozona del 22%.
Insomma anche nella propaganda est modus in rebus!
mercoledì 13 luglio 2016
Incontro a Milano sul programma Ndi Umunyarwanda-Io sono rwandese
Si terrà prossimamente a Milano un incontro, promosso dall’'Ambasciata
della Repubblica del Rwanda in Francia, su "Ndi Umunyarwanda – Io sono rwandese":
una grande campagna di sensibilizzazione che, secondo le intenzioni delle
autorità, dovrebbe convolgere tutti i rwandesi nella costruzione di
una identita' nazionale basata sulla fiducia reciproca, frutto di una ricerca
della verità storica e della condanna del divisionismo
etnico che tanti lutti ha comportato per i rwandesi. L’appuntamento è fissato
per sabato 16 luglio 2016, a partire dalle ore 10, presso la Sala Auditorium
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
via San Vittore, 21.
E’ invitata la comunità rwandese che vive in Italia, chiamata
a confrontarsi, in un dibattito “franco, fraterno e costruttivo” con esperti provenienti dal Rwanda e dal resto
d’Europa, sul delicato tema della ricostruzione di un’identità nazionale che
dovrebbe passare attraverso una reale riconciliazione, dopo la guerra civile del
1990-94.
Una riconciliazione che per essere reale ed efficace dovrebbe, abbandonando la sete di vendetta senza peraltro oscurare le colpe nell'oblio, basarsi su un necessario senso di imparzialità, difficilmente riscontrabile quando le regole di giudizio sono dettate dai vincitori del conflitto, incapaci di riconoscere anche le colpe della propria parte. Purtroppo finora, il programma, che ha avuto inizio in Rwanda nel 2013, si è configurato, più come un rivangare le colpe del passato che come un vero e proprio percorso di riconciliazione.
Esemplare, al riguardo, il caso del noto
politico Bernard Makuza, già primo
ministro per un decennio, a partire dal 2000, e attualmente presidente del senato. Aderendo all'invito
espresso nel giugno 2013 dal Presidente Paul Kagame, secondo il quale anche
chi non si è direttamente macchiato di crimini dovrebbe chiedere perdono delle
colpe dei padri e parenti protagonisti di atti di divisionismo e di sangue
contro concittadini tutsi, Bernard Makuza ha chiesto pubblicamente scusa perché
“Anche se mio padre non era ben accetto da parte degli altri dignitari (Hutu) del
regime della sua epoca, io devo domandare perdono perché egli non si è dato da
fare per combattere le divisioni che prevalevano in quel periodo” e ancora “non
ho vergogna a domandare perdono pubblicamente, a riguardo degli effetti nefasti
di questa ideologia sulla popolazione”. Un'uscita che ricorda
più una pratica, "l'autocritica" , in grande voga, qualche
decennio, fa ad altre latitudini, che un reale contributo, storicamente
articolato, alla costruzione di un'identità rwandese condivisa, come ci si
sarebbe potuto aspettare da un personaggio portatore, viste le importanti
ascendenze personali, di un bagaglio culturale sintesi del vissuto dei due
grandi gruppi che concorrono a formare la nazione rwandese ( si veda al
riguardo la storia della dynasty dei Makuza, raccontata in un nostro precedente
post cliccando qui).
domenica 10 luglio 2016
Inaugurato il Kigali Convention Centre
E’ stato
inaugurato venerdì il Kigali Convention Centre (KCC) una struttura
ultra-moderna situata in Kimuhurura, Gasabo District, appena ultimata dalla
società turca Summa, subentrata alla
società cinese Pechino Construction Engineering Group, che il
governo aveva incaricato nel 2009, ma che non era stata in grado di portare a
termine i lavori tra inefficienze e ritardi.
Il complesso, che ha richiesto un
investimento di 300 milioni di dollari, fa capo a un consorzio di investitori,
tra cui il governo, rappresentato dal Prime Holdings, il Rwanda Social Security Board (RSSB) e il Rwanda
Investment Group (RIG), nonchè la Crystal Ventures Limited.Il centro comprende
un albergo a cinque stelle con 292 camere, una sala conferenze che può ospitare
fino a 2.500 persone, diverse altre sale riunioni, così come un complesso di
uffici.
La cupola imponente, che è facile prevedere diventerà un simbolo di
Kigali, con la sua forma si ispira alle
capanne tradizionali del Rwanda, mentre l'hotel è 'avvolto' in bande
multicolori, che rappresentano i cestini rwandesi. La gestione dell’impianto
è stata affidata al gruppo internazionale Radisson, con il marchio - Radisson
Blu Hotel and Convention Centre, Kigali- che impiegherà 400 collaboratori, per il 98 per cento rwandesi e per il 40 per cento donne. Il Kigali Convention
Centre esordirà ospitando il 27° Summit dell’Unione Africana che inizia proprio
oggi. Per il futuro si avvia a diventare il fulcro di quel turismo congressuale su cui il Rwanda punta come fattore di sviluppo.
Riconoscimento per il Rwanda dalla Banca Mondiale
Il Rwanda e' il primo paese dell'Africa subsahariana per qualità
delle politiche e delle istituzioni nazionali: lo sostiene la Banca Mondiale
sulla base di 16 indicatori che monitorano la qualità' della gestione
economica, delle politiche strutturali, di quelle di inclusione sociale e della
gestione del settore pubblico.
In un scala da 1 a 6 nil Rwanda ha ottenuto un 4 , davanti a
Capo verde, Kenya e Senegal che hanno ottenuto 3,8, a fronte di un media del
3,2 dei paesi dell'area.
La classifica non è fine a se stessa, ma assume una
particolare valenza al fine di poter accedere a prestiti a tasso zero e ad
aiuti da parte dell' Association internationale de developpement
(IDA) della Banca Mondiale.
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