Una chiusa stanza di Tiolo, frazione di Grosio, e un asilo
sperduto nelle campagne rwandesi oggi hanno vissuto un momento di vicinanza. Seppur
a oltre 9000 km di distanza, l’eco di quel “Grazie Chiara”, scandito dai piccoli
bimbi che frequentano l’asilo Carlin di Kagera, deve per forza essere arrivata
alle orecchie sempre attente di Chiara Ghilotti, la quarantaquattrenne grosina
immobilizzata a letto dall’età di 23 anni, quando un grave incidente stradale la
privò di tutte le facoltà motorie rendendola praticamente paralizzata. Di
Chiara, gli amici che la frequentano conoscono la vivacità intellettuale e la
profonda umanità, gli altri ne hanno potuto gustare le qualità artistiche che
trasfonde nei bei disegni che lei tratteggia con il solo uso della bocca.
In occasione dell’annuale missione Kwizera un appuntamento d’obbligo
è appunto all’asilo intitolato al grosino Carlo Rodolfi, dove un centinaio di
bambini, sotto la vigilanza di tre maestre, quest’oggi ci hanno accolto unitamente al parroco di Nyagahanga, don
Deogratias, e don Paolo Gahutu, che tanti grosini conoscono e che di Chiara è amico.
Proprio in forza di questa amicizia e della vicinanza di
Chiara all’asilo Carlin, che ha voluto sostenere anche recentemente, proprio in onore di Chiara abbiamo fatto una
piccola sorpresa agli ospiti dell’asilo portando a ciascuno di loro un piccolo
dolce. Al nostro arrivo, tutti i bambini hanno interrotto i giochi che stavano
svolgendo sul prato antistante l’asilo per precipitarsi verso le jeep degli ospiti. C’è voluta tutta la capacità e
la pazienza delle tre maestre, due delle quali si portavano sulla schiena alla
maniera africana un figlio piccolo, per riportare un po’ d’ordine e iniziare le
cerimonie di saluto agli ospiti e successivamente procedere alla distribuzione
dei dolce, non prima di aver intonato diversi “Grazie Chiara”, che abbiamo prontamente inviato a Chiara, ma che non siamo certi lei abbia ricevuto, visto il luogo da dove partiva il messaggio.
Nella successiva visita alle aule abbiamo però fatto una
strana scoperta: un piccolo piagnucolante si nascondeva fra i banchi e non c’era verso di farlo uscire.Il motivo? Aveva
paura di quel essere mai visto prima con
la pelle bianca e i peli sulle braccia. Sì non aveva mai visto l’umuzungu, come
i rwandesi chiamano noi bianchi.
Nessun commento:
Posta un commento