"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 19 febbraio 2016

Missione 2016: si riparte dai batwa

La prima uscita della Missione 2016 dell’ass. Kwizera è stata a Kibali presso la comunità batwa. Si nutrivano non poche preoccupazioni sulla situazione che si sarebbe potuto trovare alla luce degli ultimi sviluppi che hanno interessato questa comunità negli ultimi tempi. Infatti, da due anni a questa parte per tutta una serie di vicissitudini la comunità ha subito in una seria involuzione del processo di recupero iniziato nel 2008 con la costruzione da parte di Kwizera di 47 casette a favore di ciascuna delle famiglie della comunità. Negli anni successivi si era dato avvio anche a un programma di sfruttamento dei sette ettari di  terrazzamenti che nel frattempo l’associazione Kwizera aveva realizzato.Purtroppo a partire dal 2014 la situazione si è improvvisamente degradata, per il venir meno dell’assistenza dell’autorità civili e per una serie di errori commessi da alcuni benefattori che hanno effettuato interventi scoordinati e oggettivamente alteranti l’equilibrio che si era raggiunto.Alcune serie incomprensioni creatasi tra la comunità batwa e il resto della popolazione, a seguito di qualche  furto commesso da esponenti batwa che hanno provocato il linciaggio di uno di questi, ha portato una decina di famiglie ad abbandonare la comunità e le rispettive case, non prima di aver venduto tutto il possibile, dalle tegole agli infissi. Dopo che lo scorso anno si erano chiamati a raccolta tutti gli enti coinvolti nell’assistenza della comunità per proporre qualche soluzione alla situazione creatasi e dopo che apparentemente non c’erano stati riscontri, ci si aspettava il peggio. In realtà la situazione è decisamente migliorata rispetto a dodici mesi fa.Le 39 famiglie rimaste, di cui 37 originarie con la propria casa, hanno ricominciato a coltivare i terreni circostanti le case, dopo che erano rimasti incolti nella fase più acuta della crisi. Le case sopravvissute sono di nuovo oggetto di cura anche se necessitano di qualche intervento manutentivi, soprattutto per i tetti in tegole di cotto. Alla luce di quanto visto sembra possibile riprendere il filo di un discorso di vicinanza a questa comunità che sconta un’emarginazione dal resto della popolazione decisamente forte e diffusa. 

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