I tribunali Gacaca concludono ufficialmente
oggi la loro attività. I Gacaca sono tribunali della tradizione rwandese,
composti non da giudici convenzionali ma da componenti della società civile
eletti all’interno delle diverse comunità locali, a cui le autorità rwandesi
avevano affidato il compito di giudicare gli imputati accusati di aver
partecipato agli eccidi del 1994, con la sola eccezione dei responsabili di
aver pianificato atti genocidari a livello nazionale o di prefettura, il cui
giudizio è rimasto di competenza dei tribunali convenzionali. A partire dal marzo 2005, dopo una fase pilota iniziata nel 2002, secondo dati ufficiali sono stati trattati 818.518 casi giudicando 1.958.634 imputati, di cui circa l’86%
sono stati condannati, mandando assolti il restante 14%. A livello di appello, si sono tenuti 178.741 processi che hanno portato a 132.902 condanne ( 74%) e a 45.839 assoluzioni, pari al 26% dei casi trattati. I colpevoli si sono
visti comminare pene detentive nell’ordine di diversi anni, che qualcuno sta
scontando nei lavori comunitari, fino all’ergastolo, che ha interessato circa
il 5 % degli imputati.Ad oggi sono circa 37.000 i detenuti in carcere. In questi anni non sono mancate critiche a questo tipo di
giustizia, inevitabilmente esposto ai personalismi e ai condizionamenti o alle
vendette sempre possibili nelle piccole comunità locali; non sono mancati anche
casi accertati di corruzione o di giudici che sono diventati imputati degli
stessi crimini che erano chiamati a giudicare. Nel complesso però la grande
mole di lavoro svolto, che non sarebbe stato possibile smaltire da parte dei
tribunali convenzionali, ha concorso, sgomberando il terreno da molti casi
aperti fonte di rancori e incomprensioni, ad avviare un faticoso e sicuramente
ancora lungo processo di riconciliazione nazionale.
Le autorità rwnadesi fanno notare, non senza una punta polemica, che in questi dieci anni di attività i tribunali Gacaca hanno utilizzato un budget totale di 30 miliardi di Frw , pari a circa 40 milioni di euro, non pochi per la verità, che equivalgono comunque a circa il 2,5 per cento dei fondi utilizzati dal Tribunale internazionale delle Nazioni Unite per il Rwanda (TPIR), che ha gestito meno di 100 casi in 15 anni.
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