"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 9 marzo 2012

Gli agricoltori non ci stanno a svendere il latte prodotto

Da un po’ di tempo, sugli scaffali dei supermercati della capitale e dei negozi del resto del paese scarseggia il latte pastorizzato prodotto da Inyange Industries, la più grande industria alimentare del paese attiva nella lavorazione di prodotti lattiero caseari, succhi di frutta e acqua minerale. Naturalmente ne è conseguito un generalizzato aumento dei prezzi, tanto che oggi un litro di latte giunge a costare al dettaglio anche 1200 Frw , pari a 1,5 euro, analogo al prezzo italiano. Gli esponenti dell’Inyange attribuiscono la scarsità del prodotto alla siccità che avrebbe fatto calare , nella sola zona di Nyagatare nell'est del Rwanda, a 10.000 litri il latte ritirato ogni giorno dai produttori, rispetto ai 25.000 litri ritirati precedentemente.
In realtà, secondo quanto riferisce l’edizione odierna di The New Times  altri sarebbero i motivi di questa improvvisa carenza di latte. Infatti, secondo un responsabile sindacale dei produttori di latte, i contadini si rifiutano di vendere i loro prodotti a Inyange perché l’azienda offre prezzi troppo bassi.Sembrerebbe che  Inyange paghi ai contadini  solo 130 Frw al litro, facendo oltretutto attendere i pagamenti. Così i contadini hanno pensato bene di vendere il proprio latte a clienti disposti a pagare prezzi superiori, dai 200 ai 300 Frw al litro. A questi prezzi dovrà allinearsi anche la grande industria Inyange se vuole mantenere il proprio mercato.
Non è la prima volta che gli agricoltori rwandesi devono misurarsi con un mercato in cui i prezzi, anche quelli di altri prodotti agricoli, vengono imposti, in assenza di concorrenza, da controparti troppo forti. Non aiuta certo gli agricoltori una certa politica agricola che impone  colture prederminate, in forma esclusiva, nelle varie zone del paese,  rendendo gli agricoltori totalmente dipendenti dal "mercato".Spesso si è costretti a svendere il raccolto se si vuole avere il denaro necessario  per mangiare, stante il fatto che spesso  alle famiglie   non viene consentito avere colture alternative per l'autoconsumo.

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