"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 18 novembre 2011

Benedetto XVI in Africa

Inizia oggi la visita dal Papa in Benin.Nell'occasione Benedetto XVI consegnerà alla Chiesa africana, all'esito del passato Sinodo africano, l’esortazione apostolica "Africae munus" .
Per l'occasione riprendiamo dal sito La Bussola quotidiana il contributo che segue.
Dal libro "Meno male che Cristo c'è. Vangelo, sviluppo e felicità dell'uomo" (Lindau, pp.336, euro 19) di Piero Gheddo con Gerolamo Fazzini, riprendiamo il capitolo su "Il contributo della Chiesa allo sviluppo dell’Africa".
Nei tempi moderni, la Chiesa nell’Africa nera è stata fondata dai missionari che fin dall’inizio hanno annunziato Cristo con le opere di carità, di sanità, di educazione. Nel tempo della colonizzazione, dalla fine dell’800 al 1960, la scuola era quasi tutta in mano alle Chiese cristiane, per decisione degli stessi governi che finanziavano l’educazione attraverso le missioni. I primi capi dell’Africa nera che l’hanno guidata all’indipendenza venivano tutti dalle scuole cristiane.
L’evangelizzazione attraverso la scuola è sempre stata prassi costante nel mondo missionario. Uno slogan spesso citato e usato dai missionari diceva: «Prima costruiamo la scuola e poi la chiesa». E questo perché la scuola apre le menti e i cuori e poi la Chiesa, il Vangelo e il catechismo spiegano e diffondono i contenuti del cristianesimo. In tutti i paesi dell’Africa nera la scuola moderna era sconosciuta. Le prime scuole le hanno aperte i missionari cristiani.
Kwame Nkrumah, padre della patria e primo presidente del Ghana (indipendente dal 1957), allievo dei missionari e poi insegnante nelle loro scuole, nel 1957 diceva in una conferenza agli studenti in Svizzera: «La persona che mi ha presentato ha ricordato che io sono il responsabile del ridestarsi di questo grande continente. Credo che non sia vero. Ma se vogliamo considerare la situazione in modo più esatto, debbo dire che i responsabili della presa di coscienza di noi africani sono stati i missionari cristiani con le loro scuole». È solo una citazione fra tante altre che si potrebbero fare; d’altra parte in questi primi 50 anni dell’indipendenza africana è difficile trovare un presidente, un premier, una personalità di primo piano che non sia cristiano battezzato o fedele seguace della religione del Corano.

Oggi in Africa le scuole sono assolutamente insufficienti a ospitare tutti i bambini e i ragazzi che vorrebbero studiare. Per molti il diritto all’istruzione è ancora un miraggio. I dati forniti dall’Unesco mostrano un quadro inquietante. L’Africa subsahariana è la zona dove l’emergenza scolastica assume i tratti peggiori. La scolarizzazione raggiunge circa il 70% di tutti i bambini, ma visitando l’Africa rurale si vede come una parte non piccola dei locali usati per l’insegnamento non hanno la dignità di essere definiti «scuole»: mancano i banchi, i quaderni, i libri, il materiale didattico. La carenza di maestri della scuola primaria è diventata cronica. La maggior parte dei paesi sono stati costretti purtroppo a tagliare le spese per gli insegnanti sotto la pressione dei finanziatori e delle banche che esigono l’attuazione di economie di bilancio. Non pochi insegnanti rimangono in città e non vanno in villaggi dove mancano l’elettricità, la tv e altre comodità. Nelle campagne, le scuole hanno una media di 60-80 e più alunni per classe (in Italia 20-25). 
Nella storia bimillenaria della Chiesa, in nessun’altra parte del mondo l’annunzio evangelico ha prodotto frutti così rapidi e copiosi come nell’Africa dell’ultimo secolo. All’inizio del 1900 i cattolici in tutta l’Africa erano circa due milioni, in parte colonizzatori e mercanti europei. Il fatto strepitoso è che un secolo dopo, nel 2008, sono circa 170 milioni. Da 2 a 170 milioni in 100 anni, con due guerre mondiali in mezzo! I sacerdoti africani, che nel 1900 erano una decina, nel 2008 sono circa 16.000. I primi due vescovi africani vennero consacrati nel 1939, oggi sono poco meno di 500.
La Chiesa cattolica in Africa gestisce 67.848 scuole materne frequentate da 6.383.910 alunni; 93.315 scuole primarie per 30.520.238 alunni; 42.234 istituti secondari per 17.758.405 alunni. Inoltre ospita e assiste 1.968.828 giovani delle scuole superiori e 3.088.208 studenti universitari, mentre gli studenti delle scuole superiori cattoliche sono 68.782 e delle università cattoliche 88.822 3. I numeri possono anche dire poco, ma visitando numerosi paesi ho visto che anche in Africa si ripete (come in India e altrove, del resto) quello che sperimentiamo in Italia: le richieste di frequentare le scuole della Chiesa sono di molto superiori alle possibilità concrete di ospitare quei giovani, perché danno più affidamento per una buona educazione.
Lo stesso si può dire per il reparto sanità e assistenza. In Africa la Chiesa cattolica gestisce: 1.137 ospedali, 5.375 dispensari, 184 lebbrosari, 184 case per anziani, ammalati cronici, handicappati, 1.285 orfanotrofi, 2.037 giardini per l’infanzia, 1.673 consultori matrimoniali, 2.882 centri di educazione sanitaria, 1.364 altre istituzioni di assistenza per i poveri. Anche qui i numeri non dicono molto, ma per capire l’importanza di questa presenza cristiana nella sanità, bisogna vedere sul posto gli ospedali civili e altri gestiti da istituzioni cattoliche (o protestanti). Nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou (Uagà), la differenza fra l’ospedale dei Camilliani italiani e il maggior ospedale statale si vede anche con una rapida visita ad ambedue gli istituti. Nell’ospedale cattolico ogni ammalato riceve tutte le cure necessarie (e chi può deve pagare in proporzione), nell’altro tutti debbono pagare altrimenti non sono nemmeno accettati in ospedale. Ma la vera differenza sta nel fatto che quando il personale sanitario riceve la formazione religiosa che fa vedere in ogni ammalato Gesù Cristo in Croce è facile capire come, parlando in generale, le prestazioni sono diverse.

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