Ieri ha presentato le proprie credenziali il nuovo
ambasciatore belga, Marc de Pecsteen Buyrswerve, il quale si è affrettato ad
assicurare che favorirà gli scambi e gli investimenti, portando gli investitori
belgi in Rwanda. Ha quindi aggiunto:"Questa è la mia prima volta ad essere
un ambasciatore e ciò che mi ha emozionato è quello di diventare un
ambasciatore in un paese come il Rwanda che ha un lungo rapporto storico con il
Belgio. Continuerò sulla base della cooperazione bilaterale già esistente. "
Sarebbe importante se il nuovo ambasciatore affrontasse anche il problema da
noi sollevato della gestione dei visti dei cittadini rwandesi che intendono
visitare i paesi dell’Unione Europea. Come noto, si veda in proposito il nostro
post del 24 agosto scorso, il Belgio si è
riservato a livello europeo una specie di diritto di veto al rilascio di un
visto d’ingresso a cittadini rwandesi da parte di ogni altro paese facente
parte dell’Unione europea. Non si tratta di far valere motivi di sicurezza che
potrebbero più opportunamente essere trattati avvalendosi dello strumento del
SIS-Sistema Informatico Schengen, una specie di black list dove vengono
inseriti tutti i soggetti da tenere sotto controllo per motivi di giustizia o
di pericolo di terrorismo, ma di un vero e proprio diritto di veto di assoluta
discrezionalità che può colpire indistintamente ogni cittadino rwandese
intenzionato a venire in Europa. L’esercizio di questo diritto assume forme
decisamente antipatiche, innanzitutto
perché spesso non se ne conosce la motivazione o, peggio, quando l’ambasciata si degna di far conoscere le
motivazioni si scopre, come ci è capitato di verificare di persona, che sono
del tutto ridicole e offensive nei confronti del lavoro istruttorio delle
cancellerie consolari degli altri paesi.Ecco, se il nuovo ambasciatore facesse
in modo di rimuovere, o per lo meno allentare, questo strumento che abbiamo
bollato come neocolonialismo di ritorno, forse l’auspicata cooperazione
bilaterale verrebbe aggiornato a un rapporto tra stati sovrani, rimuovendo ogni
ombra di passate dipendenze coloniali.
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