"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 20 giugno 2009

Cinafrica. Pechino alla conquista del continente nero

Michel Beuret, Serge Michel, Paolo Woods, Cinafrica, edizioni Il Saggiatore 2009 (Euro 19,50)

Un reportage dall’Africa sulle tracce di quella Cina che, silenziosa e instancabile, sta sostituendo l'Occidente nei rapporti internazionali del continente nero.In cerca di petrolio e materie prime per nutrire un'espansione inarrestabile, Pechino si è lanciata alla conquista dell'Africa, che attendeva da troppo tempo una rinascita postcoloniale. E per i cinquecentomila cinesi che vi si sono riversati il continente nero è la promessa di un Far West del ventunesimo secolo. Alcuni hanno già fatto fortuna, altri vendono ancora paccottiglia ai bordi delle strade infuocate dei paesi più poveri del mondo. Per gli africani è forse l'evento più importante dei loro quarant'anni d'indipendenza. I cinesi non assomigliano agli ex coloni. Seducono i popoli perché costruiscono strade, dighe e ospedali, e i dittatori perché non parlano di democrazia o trasparenza. Lungo le ferrovie dell'Angola, nelle foreste del Congo e nei karaoke in Nigeria, Serge Michel e Michel Beuret, insieme al fotografo Paolo Woods, hanno percorso quindici paesi sulle tracce dei cinesi arrivati in Africa e di un nuovo mondo abitato da imprenditori pionieri e lavoratori sfruttati, da progresso e contraddizioni. Dalle campagne impoverite nel cuore della Cina alle poltrone in cuoio dei ministri africani, gli autori ci raccontano l'avventura dei cinesi partiti per costruire, produrre e investire in una terra che per l'Occidente è ormai condannata a ricevere solo aiuti umanitari. ( ripreso dalla scheda editoriale).

Su questo saggio merita di essere letta la lunga e articolata recensione apparsa su Il Foglio ( clicca qui).

In Rwanda i cinesi non hanno ancora una presenza particolarmente visibile. A Kigali tutti conosciamo il grande emporio tenuto da cinesi al centro della città, dove ci si può approvvigionare di tutto a prezzi estremamente competitivi, mentre sul resto del territorio è difficile imbattersi nella loro presenza. Forse la scarsità di materie prime del sottosuolo rwandese è una spiegazione di questo minor interesse cinese per il paese delle mille colline. Per altro, si nota anche una certa propensione del governo ad allacciare rapporti con altri paesi asiatici, forse meno ingombranti, come la Corea del sud con cui più intensi sono i rapporti per instaurare partenership economiche.

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