In questi giorni si sta consumando l’ennesima tragedia umanitaria che potrebbe assumere dimensioni ciclopiche. Uno dei tanti disastri che non riescono ad aprirsi un varco all’interno del mondo dei media e dei nostri evoluti mezzi di informazione.
Il teatro delle operazioni è ancora una volta l’Africa dei Grandi Laghi e per la precisione la zona del Kivu . Ma i nostri professionisti dell’informazione cosa fanno? Dove sono all’interno dei nostri telegiornali e della carta stampata queste notizie? Un minuscolo articoletto striminzito di poche righe a pagina 21 sul quotidiano La Nazione del 30 Ottobre è tutto quello che riusciamo a dire? Mentre sul Tirreno, l’altro quotidiano che va per la maggiore nell’alta Toscana, nello stesso giorno, non riporta traccia della notizia. È questo, tutto quello che si riesce a dire di una guerra che sta per provocare l’ennesima tragedia umanitaria. Come in un film dalle scene già viste, se le cose continueranno di questo passo, con molta probabilità ci vedremo costretti ad intervenire quando il disastro da umanitario diventerà ecologico. Infatti come già successo 14 anni fa ad un certo punto del conflitto i cadaveri abbandonati, in avanzato stato di decomposizione, erano talmente numerosi da mettere a rischio di epidemie un’ampia area della zona dell’ Africa Centrale. E l’ONU cosa fa? I Governi dei grandi della terra, compreso il nostro, sono forse in questo momento troppo impegnati a proteggere i salvadanai della gente e gli interessi delle grandi aziende per accorgersi di quanto sta accadendo. Quando presto, questo conflitto avrà raggiunto dimensioni inarrestabili e sarà consumata l’ennesima tragedia umana i nostri mezzi di informazione lanceranno un grido di allarme e promuoveranno gigantesche raccolte di aiuti con tanto di numero telefonico dove con un messaggino doneremo 1 Euro per aiutare i profughi ed i superstiti della tragedia.
Mi domando: ma non sarebbe meglio se tutti si adoperassero per evitare tutto questo?
Nella speranza che qualcuno “che conta” si accorga di quello che sta accadendo e si rimbocchi le maniche, ogni uomo di buona volontà è chiamato a fare la sua parte: passaparola.
Angelo Bertolucci.
Il teatro delle operazioni è ancora una volta l’Africa dei Grandi Laghi e per la precisione la zona del Kivu . Ma i nostri professionisti dell’informazione cosa fanno? Dove sono all’interno dei nostri telegiornali e della carta stampata queste notizie? Un minuscolo articoletto striminzito di poche righe a pagina 21 sul quotidiano La Nazione del 30 Ottobre è tutto quello che riusciamo a dire? Mentre sul Tirreno, l’altro quotidiano che va per la maggiore nell’alta Toscana, nello stesso giorno, non riporta traccia della notizia. È questo, tutto quello che si riesce a dire di una guerra che sta per provocare l’ennesima tragedia umanitaria. Come in un film dalle scene già viste, se le cose continueranno di questo passo, con molta probabilità ci vedremo costretti ad intervenire quando il disastro da umanitario diventerà ecologico. Infatti come già successo 14 anni fa ad un certo punto del conflitto i cadaveri abbandonati, in avanzato stato di decomposizione, erano talmente numerosi da mettere a rischio di epidemie un’ampia area della zona dell’ Africa Centrale. E l’ONU cosa fa? I Governi dei grandi della terra, compreso il nostro, sono forse in questo momento troppo impegnati a proteggere i salvadanai della gente e gli interessi delle grandi aziende per accorgersi di quanto sta accadendo. Quando presto, questo conflitto avrà raggiunto dimensioni inarrestabili e sarà consumata l’ennesima tragedia umana i nostri mezzi di informazione lanceranno un grido di allarme e promuoveranno gigantesche raccolte di aiuti con tanto di numero telefonico dove con un messaggino doneremo 1 Euro per aiutare i profughi ed i superstiti della tragedia.
Mi domando: ma non sarebbe meglio se tutti si adoperassero per evitare tutto questo?
Nella speranza che qualcuno “che conta” si accorga di quello che sta accadendo e si rimbocchi le maniche, ogni uomo di buona volontà è chiamato a fare la sua parte: passaparola.
Angelo Bertolucci.