La Banca Mondiale ha emesso nei giorni scorsi il suo primo
bond denominato in franchi ruandesi per un valore di 37 miliardi (40 milioni di
dollari USA). Il titolo, in scadenza in data 20 gennaio 2023 e con cedola 9,25%, è stato emesso alla pari e risulta quotato alla London
Stock Exchange. Lo riferisce il quotidiano economico finanziario InvestireOggi che fornisce anche le
caratteristiche del titolo. Si tratta della settima emissione che l’organismo
sovranazionale denomina in una valuta sub-sahariana. n’occasione preziosa per
il Ruanda di accedere al mercato dei capitali londinese e di attirare
l’attenzione degli investitori internazionali. Dichiarazioni di apprezzamento
sono state rese dal governatore della banca centrale ruandese, John Rwangombwa.I
ricavati dell’operazione saranno utilizzati, insieme a quelli derivanti
dall’emissione di un bond di Kigali di questi giorni, per sostenere gli
investimenti dello stato africano nell’anno fiscale in corso. Il Rwanda è noto
alle cronache internazionali per il tragico genocidio dei tutsi, uno dei più
sanguinari della storia mondiale. Per fortuna, questa economia emergente ha
rialzato la testa e da tempo vive una fase di boom, con il pil in netta
crescita e un miglioramento visibile per le condizioni di vita dei cittadini,
sostenuto da una sorprendente impennata di presenze turistiche.
"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI
lunedì 27 gennaio 2020
martedì 21 gennaio 2020
La Norvegia pronta ad accogliere fino a 600 rifugiati in transito in Rwanda
Il ministro Kallymr in visita a Gashora (The New Times) |
Il ministro norvegese per la giustizia e l'immigrazione,
Joran Kallymr, in visita in Rwanda ha confermato la volontà della Norvegia di
rendersi disponibile ad accogliere fino a 600 rifugiati africani che il Rwanda
ospiterà nel campo di transito di emergenza di Gashora. Come riferito in nostri
precedenti
post, il Rwanda ha aperto questa struttura, con il supporto dell’agenzia
dell’Onu per i rifugiati UNCHR, , fin
dall’agosto 2019 per accogliere i richiedenti asilo provenienti dai campi
di prigionia libici.Conversando con i giornalisti, come riferisce The NewTimes, Kallymr, pur non entrando nei particolari che non sono ancora stati
definiti, ha comunque chiarito quali
saranno i criteri coi quali la Norvegia individuerà i richiedenti asilo da
accogliere. Fermo restando che l’UNCHR dovrà vagliare i requisiti degli aventi diritto, che
saranno poi riscontrati dalle autorità norvegesi, all’interno di coloro che
saranno riconosciuti come rifugiati, saranno innanzitutto privilegiate le
famiglie, così da evitare future richieste di ricongiungimento familiare. Non
saranno accettati migranti economici. Tale scelta discende dalla posizione
della Norvegia in materia di immigrazione, riconfermata dal ministro quando
sottolinea:“Ci sono circa 40.000 migranti in Libia e tutti vogliono venire in
Europa. Non c'è alcuna possibilità che tutti vengano, perché stiamo elaborando
il reinsediamento solo per coloro che sono veri rifugiati, che non possono
tornare nei loro paesi di origine perché saranno perseguiti illegalmente e
trattati in modo disumano ". Linea che può essere riassunta dal
messaggio che l’Unione Europea dovrebbe, secondo il ministro Kallymr, far
chiaramente pervenire agli aspiranti migranti: se volete venire in Europa l’unica
via è quella che passa attraverso l'UNHCR e non certo per l’attraversamento
illegale del Mediterraneo scontando tanti lutti e tanti maltrattamenti. L’iniziativa
della Norvegia per reinsediare i profughi mira a condividere l'onere con il Rwanda,
che va elogiato per "aver cercato
di risolvere i problemi africani sul suolo africano", ma suona anche come appello
alle altre nazioni europee a fare la propria parte seguendo questo modello.
sabato 11 gennaio 2020
Passa dal Rwanda il reinsediamento dei profughi prigionieri nei campi libici
Dopo la Norvegia, anche Francia e Svezia si sono impegnate ad
accogliere un certo numero dei rifugiati africani attualmente ospitati in
Rwanda, nell’ambito dell’accordo firmato a settembre ad Addis Abeba in Etiopia
lo scorso anno,tra il governo, l'Unione africana e l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Alla luce di tale accordo, il Rwanda ha accettato di istituire un meccanismo di
transito per ospitare fino a 500 rifugiati, richiedenti asilo e altre persone
bisognose di protezione che sono intrappolate in Libia. Finora, il Rwanda ha ospitato, in un centro di transito di emergenza (EMTC) nel distretto di Bugesera, 299
rifugiati e richiedenti asilo di nazionalità diverse,
principalmente provenienti dal Corno d’Africa: Somalia, Sudan ed Eritrea.Ci si aspetta che ne vengano
portati altri nella struttura che nel suo stato attuale può ospitare fino a 500
persone per le quali verranno qui identificate
soluzioni durature, tra cui rimpatrio e reinsediamento, o incorporandole nelle
comunità ruandesi.Secondo quanto riferito al Saturday
Times di Kigali, Elise Laura Villechalane,
responsabile delle relazioni esterne dell'UNHCR Rwanda, la Francia si è
impegnata a ricevere circa 150 rifugiati, la Svezia ne prenderà circa 200, oltre ai
sette che sono già stati reinsediati in Svezia, mentre la Norvegia potrebbe
arrivare fino a 600. Villechalane ha affermato che
quando i rifugiati sono arrivati in
Rwanda, l'UNHCR ha cercato di aiutarli con le opzioni di reinsediamento e di
preparare le loro richieste in linea con le esigenze dei paesi ospitanti.Senza
specificare chi è attualmente idoneo per gli slot di reinsediamento
disponibili, Villechalane ha affermato che uno dei principali fattori basati
sulla selezione del programma di reinsediamento di ciascun paese è la
vulnerabilità.Ciò può riguardare la provenienza del rifugiato e ciò che ha
attraversato. Ha inoltre sottolineato che i paesi del reinsediamento
considerano la condivisione degli oneri come un fattore di accoglienza dei
rifugiati.Ha elogiato il Rwanda come
"generoso" per aver accettato di essere un luogo in cui i rifugiati
sono stati evacuati dalle terribili condizioni in Libia.
Villechalane ha affermato che non
tutti i richiedenti asilo saranno trasferiti in altri paesi, il che significa
che l'opzione di essere integrata nelle comunità ruandesi è ancora disponibile.
Ha detto che il Rwanda è "un
corridoio umanitario" in cui questi richiedenti asilo sarebbero raggiunti
da attività umanitarie.
martedì 7 gennaio 2020
Il Rwanda darà vita a una Green Bank
Centrale solare da 8,5 MW di Rwamagana * |
Il governo ruandese è intenzionato a promuovere la creazione
di un istituto finanziario dedicato al finanziamento di progetti che promuovono
la resilienza ai cambiamenti climatici.L’iniziativa farà capo al Rwanda Green Fund (FONERWA) che ha
già stipulato un accordo di consulenza progettuale con la
Coalition for Green Capital (CGC), una non-profit che mira ad accelerare la
crescita dei mercati dell'energia pulita attraverso la creazione di Green Banks
a livello internazionale, con particolare riguardo ai Paesi in via di sviluppo. La
banca verrà chiamata Rwanda Catalytic Green Investment Bank (RCGIB), la
relativa struttura organizzativa e il capitale iniziale saranno definiti in
base a un apposito studio in fase di realizzazione d’intesa appunto con CGC. L'iniziativa risponderà a una serie di principi guida, in particolare il
processo decisionale di investimento indipendente, la capacità di raccogliere
finanziamenti dalle istituzioni finanziarie per lo sviluppo e il settore
privato sulla base delle migliori pratiche delle banche e strutture verdi
internazionali, nonché input strategici da FONERWA e altri partecipanti al
mercato. La proprietà potrebbe essere aperta anche a capitali privati. Una volta istituita, la Banca verde finanzierà progetti verdi
sia pubblici che privati, purché soddisfino i criteri stabiliti.La proposta della Rwanda Green Bank segue un'analoga iniziativa attiva in Sudafrica, con un bilancio iniziale di oltre $ 100 milioni.
* E' il più
grande impianto di pannelli solari installati nel continente africano al di
fuori del Sud Africa e Mauritius. Con una capacità di 8,5 megawatt, è la prima
centrale in Africa orientale, estesa su un terreno di circa 20 ettari e
composta da 28.360 pannelli fotovoltaici che sfrutteranno la luce del sole per
25 anni, in grado di soddisfare circa il 6% del fabbisogno energetico del
Paese. L’impianto, realizzato su tecnologia israeliana, ha richiesto un
investimento di circa 23,7 milioni di dollari, resi disponibili da Fondi
d’investimento olandesi e inglesi, dal Fondo norvegese per i paesi in via di
sviluppo (Norfund), da sovvenzioni degli Stati Uniti e dal programma finlandese
di partenariato per l’energia e l’ambiente in Africa.
venerdì 3 gennaio 2020
Kagame: auguri per il 2020, ma guardando a Vision 2050
Nel suo discorso di fine anno, il presidente Paul Kagame, nel
fare gli auguri per il nuovo anno 2020, ha colto l’occasione di questa data
significativa, Vision 2020 era il piano strategico che il Rwanda si era data
oltre venti anni fa, per esortare i ruandesi a puntare, in forza dei risultati
raggiunti fin qui, sui nuovi ambiziosi traguardi definiti nella nuova strategia
di crescita a lungo termine del paese: Vision
2050.Commentando l'anno appena concluso, il presidente ha dichiarato che il 2019 è stato un buon anno per il Rwanda, mentre il nuovo anno dovrebbe essere anche migliore se i ruandesi continueranno a lavorare insieme come hanno fatto l'anno precedente. Tuttavia, "anche se il nuovo anno che stiamo iniziando è il 2020, la nostra
visione va oltre quest'anno. Stiamo osservando il percorso che stiamo iniziando
ora seguendo la visione che abbiamo impostato 20 anni fa. Stiamo iniziando una
visione fissata dal 2020 al 2050 per i prossimi 30 anni ", ha affermato il
Presidente. Kagame ha osservato che la pianificazione e l'implementazione della
nuova visione, varata col supporto della Banca Mondiale a fine 2018, sono state
divise in due parti, di 15 anni ciascuna: con scadenza, rispettivamente l'anno
2035 e 2050.Tra gli obiettivi generali del piano di sviluppo vi è quello di raggiungere uno stato di
reddito annuale pro capite medio-alto di $ 4000 entro il 2035, per arrivare a $ 12.000 di reddito pro capite annuale entro il 2050.Nel
complesso, l'ambizione di sviluppo a lungo termine è garantire elevati standard
di vita a tutti i ruandesi.
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