"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 5 luglio 2019

Aiutiamoli a casa loro : quei calcoli spannometrici del prof. della Bocconi

Segnaliamo quanto scritto da  un  economista della Bocconi, il prof. Roberto Perotti, a proposito  delle politiche riconducibili  al famoso «Aiutiamoli a casa loro». Quanto scritto  su Repubblica del 2 luglio, piu' che un'analisi ci sembra una caricatura di quello che riteniamo essere un possibile approccio per favorire lo sviluppo dei Paesi africani e, consuentemente, creare le condizioni perche' il fenomeno migratorio possa essere riportato a livelli fisiologicamente gestibili nell'interesse delle persone e dei Paesi coinvolti.Ecco quanto sostiene il prof. Perotti, parlando dell'«Aiutiamoli a casa loro», come possibile approccio per affrontare il fenomeno migratorio : 
"Basta un calcolo spannometrico senza pretese per mostrare quanto sia irrealistica questa soluzione.Il reddito medio annuo di un abitante dell'Africa sub-sahariana è di 1600 dollari, un dodicesimo del reddito medio di un europeo occidentale (espressa in dollari la differenza è molto maggiore, ma un dollaro in Africa acquista più beni e servizi di un dollaro in Europa). Attualmente l'Africa riceve 50 miliardi di dollari di aiuti ufficiali l' anno, circa 40 dollari pro capite (un dollaro vale circa quanto un euro).Per aumentare il reddito medio di un quarto, cioè di 400 dollari, il mondo dovrebbe dunque contribuire dieci volte l'ammontare attuale, oltre 500 miliardi ogni anno e un quarto del Pil africano. Per un confronto, tra il 1948 e il 1951 il piano Marshall contribuì circa il 3 per cento del Pil dei paesi Europei riceventi: ai prezzi attuali sarebbero al massimo 200 miliardi. L'Europa contribuisce circa i due terzi degli aiuti totali all'Africa; mantenendo le proporzioni attuali, diventerebbero 350 miliardi. In base al Pil, l'Italia dovrebbe contribuire 35 miliardi, cinque volte la cifra stanziata per il reddito di cittadinanza. Oggi contribuisce meno di un centesimo di questa cifra, 283 milioni.Ma se anche questo aumento pazzesco degli aiuti all'Africa dovesse accadere, ciò non fermerebbe i flussi migratori, ma li aumenterebbe: se si rischia la vita con un reddito medio di 1600 dollari per raggiungere un continente che ha un reddito medio dodici volte superiore, si rischia la vita anche con un reddito medio di 2000 dollari. I soldi ricevuti saranno usati per pagare più viaggi.Inoltre, un così enorme aumento delle risorse disponibili scatenerebbe la guerra civile in tutta l' Africa per accaparrarsi il tesoro, e migrazioni bibliche di conseguenza. È noto che molti paesi africani soffrono della "maledizione delle risorse naturali": la scoperta di giacimenti di petrolio o di minerali preziosi spesso scatena guerre civili, in alcuni casi decennali, che provocano migliaia di morti e di rifugiati, e una diminuzione del reddito medio. Si pensi al petrolio in Nigeria o in Sudan e Sud Sudan, o ai diamanti in Sierra Leone e tanti altri paesi africani”.
Qualcuno ha capito cosa intenda dimostrare l'illustre cattedratico? Noi abbiamo faticato a seguirne la logica, meramente assistenzialistica, che denota una scarsa conoscenza delle dinamiche che hanno interessato in questi decenni il continente africano. 
Comunque, visto che il Pil pro capite del Rwanda è allineato al livello medio africano, il modello Rwanda potrebbe essere un utile laboratorio dove il professore potrebbe applicarsi per meglio comprendere cosa veramente serve all'Africa. Come sostenuto ieri dal presidente Kagame, la ricetta per  il Rwanda, ma anche per l'intero continente è quella di "continuare sulla via dello sviluppo degli ultimi 25 anni, affrancandosi dagli aiuti internazionali per arrivare a poter camminare con le proprie gambe  ed essere artefice del proprio benessere, anche se c'e' molto altro da fare".

1 commento:

IT ha detto...

Commento vergognoso per la pochezza delle riflessioni espresse. Un professore della Bocconi che fa un'analisi del genere mi fa dubitare della qualità della stessa Università. Se il Piano Marshall valeva solo il 3%del pil di un'Europa distrutta dalla guerra, come abbiano fatto ad arricchirci noi europei? Non è che per caso gli aiuti servono a fare investimenti e a creare posti di lavori che a loro volta poi creano ricchezza? Trattare gli africani da perfetti assistiti è offensivo. Oltretutto si ignora il fatto che quelle guerre cauate da petrolio e altre risorse naturali, portano disgrazie agli africani, ma ricchezza ai paesi industrializzati. Si può finire dicendo che il reddito medio africano si può alzare senza un solo euro di aiuti, ma semplicemente pagando un pò più dignitosamente i lavoratori di quel continente