Commentando l’andamento
dei giochi olimpici, l’editorialista de The New Times, Joseph Rwagatare, si chiede perché gli atleti rwandesi della corsa sulle medie e
lunghe distanze , non ottengano gli stessi successi degli atleti etiopi e kenyani pur beneficiando delle medesime situazioni
ambientali ( alta quota). Salome Nyirarukundo, concorrente rwandese sui 10.000 metri, ha
dovuto accontentarsi di un modesto 27 ° posto. “O addirittura perché gli africani
non dovrebbero emulare i giamaicani e altri atleti di colore dei Caraibi e degli
Stati Uniti negli sprint? – prosegue l’articolista-.. dopo tutto
questi atleti hanno origine dall'Africa occidentale e probabilmente ancora
portano gli stessi geni dei loro antenati”. La risposta, secondo Rwagatare, è che in Rwanda non vi
è alcuna attenzione allo sport a livello scolastico, dalle scuole primarie fino
all’università. A questo riguardo merita andare a riscoprire come sia nato il
miracolo del mezzofondo kenyano che da anni domina a livello mondiale ed
olimpico. E’ l’affascinante storia di un frate irlandese, padre Colm O'Connell, che a Seul 1988, portò da allenatore un anonimo
kenyano, Peter Rono, all’oro sui 1.500 metri davanti al favoritissimo britannico Steve Cram. Ne arriveranno altri
quattro, l'ultimo con David Rudisha, che a Londra 2012 ha stabilito il nuovo
record del mondo negli 800 metri.
Ecco la storia, come raccontata su La Bussola da Lorenzo Galliani, di quel frate
irlandese, Colm O'Connell, arrivato nel 1976 a Iten, Rift Valley, 350 chilometri a nord di Nairobi, a insegnare
geografia alla scuola St. Patrick.
Neppure il tempo di ambientarsi, e gli venne affidata anche la squadra di
atletica. Non ci
capiva nulla, e fu un ottimo motivo per iniziare a studiare, e a insegnare un
po' di disciplina a quei ragazzi forti ma ancora figli di allenamenti forse
troppo improvvisati. Capì, tra le tante cose, che i suoi atleti era meglio
mandarli a gareggiare in Europa: premi più alti, avversari meno forti (per
forza, i kenyani corrono veloci e in Kenya pare ce ne siano tanti...). Le spese
per il viaggio erano spesso compensate dagli incassi ottenuti per buoni
piazzamenti, oltre che da un cambio sfavorevole per lo scellino locale. È in
questo modo che molti atleti di padre Colm sono riusciti, negli anni, a
comprare casa, o ad assicurare un futuro dignitoso per la propria famiglia.
Così, in modo del tutto spontaneo, a Iten altri team stabilirono il loro quartiere
generale.
Oggi la piccola
cittadina della Rift Valley è la capitale dell'atletica leggera: 4mila
abitanti, mille atleti professionisti,
una proporzione impressionante. Più tanti altri che cercano di mettersi in
mostra sulle stradine di terra rossa, sperando di essere notati da un
allenatore di passaggio. Appena incrociano uno mzungu, un bianco,
gli chiedono: «Sei un coach?», e iniziano a snocciolare i loro personali sulle
varie distanze, veri o falsi che siano. Sanno bene che andare a raccogliere qualche
premio in Europa (bastano poche migliaia di euro, non serve necessariamente il
primo posto alla maratona di New York), beh, può dare una svolta alla loro
vita.
Padre Colm di
vite ne ha cambiate tante. Quella di Peter Rono e di David Rudisha, dicevamo,
ma anche degli altri
ori olimpici da lui allenati, tutti nei 3mila siepi: Matthew Kiprotich Birir
(Barcellona 1992), Reuben Seroney Kosgei (Sydney 2000), Brimin Kiprop Kipruto
(Pechino 2008). Più decine di trionfi ai mondiali di atletica leggera, forse
troppi per essere ricordati anche da lui.
«La maggior
parte dei miei allievi proviene da famiglie povere», ha raccontato Padre Colm.
«Molti diloro vedono
nell'atletica l'opportunità per cambiare la vita delle proprie famiglie. Se
ottengono successi, investono i loro soldi nelle comunità locali, fornendo
occupazioni e costruendo strutture. Abbiamo scuole, cliniche, strade e ospedali
finanziati da vittorie sportive». Uno degli ori del Kenya, d'altra parte, è
proprio la corsa, e a padre Colm va il merito di aver valorizzato questo
giacimento. Quando arrivò in Kenya era solo un frate appassionato di football gaelico,
un pasticcio irlandese di rugby e calcio. Oggi è uno degli allenatori più
vincenti di tutti i tempi. Capace di fare dell'atletica la sua terra di missione.
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