La sede del TPIR ad Arusha |
Il Tribunale
penale internazionale per il Rwanda-TPIR istituito l'otto novembre 1994 con la risoluzione ONU n. 955/1994 integrata successivamente con la n. 1165/1998, dopo la guerra civile rwandese, ha concluso formalmente il suo lavoro il 31 dicembre. In 20 anni di
lavoro, l'operatività è iniziata nel corso del 1995, e aver gravato sulle casse dell'ONU per la significativa somma di 1,8 miliardi di euro, il TPIR ha giudicato 93
persone: 61 sono state condannate, 14 assolte. Peraltro, otto dei 93 imputati sono ancora a piede
libero - Felicien Kabuga,
Augustin Bizimana, Protais Mpiranya, Fulgence Kayishema, Pheneas Munyarugarama,
Aloys Ndimbati, Ryandikayo e Charles Sikubwabo - il più famoso dei quali è l'uomo d'affari Felicien Kabuga, ritenuto il braccio economico finanziario del genocidio. Su questi ricercati esiste anche una taglia di 5 milioni di dollari per chi fornirà informazioni utili alla cattura.
Tra i personaggi di spicco condannati vanno ricordati, a partire dall’ultimo condannato lo scorso 14 dicembre, l'ex ministro della Famiglia e la Promozione delle Donne, Pauline Nyiramasuhuko, unitamente ai cinque coimputati, l'ex primo ministro Jean Kambanda, l'ex capo di stato maggiore dell'esercito, generale Augustin Bizimungu, l'ex direttore di gabinetto del ministero di difesa, colonnello Theoneste Bagosora. Gli otto imputati ancora in libertà, oltre Ladislas Ntaganswa, l'ex sindaco di Nyakizu, recentemente arrestato nella RDC, saranno presi in carico dal Mechanism for International Criminal Tribunals (MICT), il tribunale istituito nel 2010 dall'ONU con sedi all'Aya e ad Arusha per trattare i casi rimasti in sospeso del TPIR e del ICYY, il tribunale chiamato a giudicare i crimini commessi nell'ex Jugoslavia.
Tra i personaggi di spicco condannati vanno ricordati, a partire dall’ultimo condannato lo scorso 14 dicembre, l'ex ministro della Famiglia e la Promozione delle Donne, Pauline Nyiramasuhuko, unitamente ai cinque coimputati, l'ex primo ministro Jean Kambanda, l'ex capo di stato maggiore dell'esercito, generale Augustin Bizimungu, l'ex direttore di gabinetto del ministero di difesa, colonnello Theoneste Bagosora. Gli otto imputati ancora in libertà, oltre Ladislas Ntaganswa, l'ex sindaco di Nyakizu, recentemente arrestato nella RDC, saranno presi in carico dal Mechanism for International Criminal Tribunals (MICT), il tribunale istituito nel 2010 dall'ONU con sedi all'Aya e ad Arusha per trattare i casi rimasti in sospeso del TPIR e del ICYY, il tribunale chiamato a giudicare i crimini commessi nell'ex Jugoslavia.
Alla chiusura delle attività del TPIR è tempo di fare un bilancio sulla sua attività, ricordando che il mandato dello stesso prevedeva il potere di perseguire i responsabili di gravi violazioni del diritto
internazionale umanitario commessi nel territorio del Ruanda e cittadini rwandesi
responsabili di tale violazioni commesse nel territorio degli Stati vicini, tra 1 gennaio 1994 e il 31 dicembre 1994, in particolare sono perseguibili atti di genocidio, crimini contro l'umanità e in violazione dell'art. 3 della Convenzione di Ginevra. Dall'oggetto del mandato è di tutta evidenza che destinatari della norma sono tutti i rwandesi, nessuno escluso, coinvolti sui due fronti che si sono misurati nella guerra civile scoppiata nell'ottobre del 1990, per gli atti commessi nell'intervallo temporale riferito all'intero anno 1994.
Il TPIR ha rispettato questa consegna?
Secondo Damien Vandermeersch, professore di diritto penale
internazionale a Lovanio, e magistrato impegnato in indagini riguardanti quattro
sospettati di genocidio giudicati in Belgio, il bilancio del TPIR è duplice. Da
una parte, i giudici hanno assolto il proprio mandato positivamente condannando
molti alti esponenti del vecchio regime rwandese, dall’altra parte ha però
omesso di indagare certi crimini
attribuiti al FPR, la formazione comandata da Paul Kagame, uscita vincitrice
dalla guerra civile e attualmente detentrice del potere in Rwanda. Così che si
può dire che il TPIR ha indagato solo il campo dei vinti, omettendo di indagare
i crimini commessi dai vincitori venendo
così meno alla propria missione.
Il giudizio più articolato ci viene da Florence
Hartmann, portavoce del TPIR dal 2000 al 2003 in questa intervista a RFI.
Secondo l'Hartmann, il TPIR pur avendo perseguito i principali colpevoli, non ha indagato sull'attentato all'aereo presidenziale che ha scatenato il genocidio e, soprattutto, ha omesso di perseguire i crimini commessi dal FPR di Paul Kagame, previsti dal codice penale internazionale, come avrebbe voluto fare il procuratore generale del TPIR, Carla Del Ponte. Quest'ultima era pronta a spiccare mandati di arresto contro esponenti di vertice del FPR, ma è stata allontanata dal suo incarico su pressione delle autorità rwandesi che hanno ottenuto che si indagasse solo sugli autori del genocidio, imponendo così nei fatti, secondo l'Hartmann, una giustizia "selettiva e in ultima analisi, una giustizia del vincitore".
Sul TPIR vedi anche post precedenti.
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