Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha
annunciato, per bocca del proprio rappresentante nel paese, signora Laure
Redifer, di aver rivisto al rialzo al 7% le sue previsioni di crescita per il Rwanda
nel 2015, contro una stima precedente del 6,5%.
La signora Redifer, che ha sottolineato
in particolare la capacità di recupero della valuta locale nei confronti di un
dollaro forte, ha anche previsto per il 2016 una crescita economica tra il 6 e
il 6,5%, inferiore al 7% precedentemente ipotizzato. Nell'occasione la rappresentante del FMI ha anche dichiarato
di non mettere in dubbio le statistiche contenute nella quarta
relazione Rwanda Integrated
Household Living Conditions Survey (ECV4), che hanno indicato che i livelli di povertà estrema del Rwanda si
sono ridotti del 5,8 per cento negli ultimi tre anni.Tale affermazione fa
seguito a un recente servizio di France 24 che
accusava le autorità rwandesi di aver manipolato i dati sui livelli di povertà
presenti nel paese, in particolare abbassando "del 70% la quantità di patate dolci, patate irlandesi e banane " che entrano
nell'alimentazione di base dei rwandesi più poveri. Le accuse di France 24 sono
state sdegnosamente respinte dalle autorità rwandesi, accusando, in
particolare, il media francese di essersi avvalso come fonte, tra gli
altri, del professore belga, Filip Reyntjens, non propriamente
un esperto della materia e soprattutto una "bestia nera" per le
autorità rwandesi, senza entrare nello specifico delle accuse mosse. In
realtà anche la signora Redifer non porta elementi quantitativi a
sostegno della bontà dei dati, ma si affida alle proprie
sensazione e a quanto riscontrato sul terreno:"Ho visto con i miei occhi
la trasformazione in Rwanda nel corso degli anni, che conferma pienamente i
dati sulla povertà forniti". Un discorso generico che fa il pari con
le osservazioni atecniche del prof. Reyntjens. La statistica è lì per dare riscontro ad
affermazioni generiche di questo tipo, ma, possibilmente, con il supporto dei
numeri su cui misurarsi.Purtroppo, le autorità rwandesi si sono limitate ha
stigmatizzare l'intervento del professore belga, senza entrare nel merito delle
altre contestazioni mosse da France 24.
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