La tappa centrafricana del viaggio di papa Francesco in Africa è la più delicata dal punto di vista della sicurezza stante la situazione di grave instabilità da cui è caratterizzata la situazione della Repubblica Centrafricana. Saranno i caschi blu dell'Onu
(10.900 uomini), la forza francese Sangaris (900) e le forze della polizia locale a
garantire la sicurezza nella capitale centrafricana, dove
il dispositivo è stato rafforzato in particolare nei luoghi in cui si
recherà il Pontefice, ossia l'enclave musulmana PK5, lo stadio che conta
20.000 posti e il campo sfollati. Ricordiamo che il contingente ONU annovera anche ottocento uomini delle forze armate rwandesi; ai
soldati rwandesi è anche affidata, in via ordinaria, la sicurezza della presidente del governo
di transizione Catherine Samba Panza.
"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI
domenica 29 novembre 2015
mercoledì 25 novembre 2015
Jeune Afrique affossa Victoire Ingabire
Con un durissimo articolo dal titolo Rwanda : l’aventure ambiguë de Victoire Ingabire, il settimanale Jeune Afrique non lascia scampo all'oppositrice rwandese, tracciandone un ritratto decisamente colpevolista degno di un rappresentante della pubblica accusa.Non è facile cogliere le ragioni di un simile attacco, di cui in particolare si fatica a comprendere la tempistica stante la condanna a 15 anni di reclusione già emessa dalla giustizia rwandese e che l'Ingabire sta regolarmente scontando nella prigione centrale di Kigali. Il tempo, forse, ci aiutera' a capire.
lunedì 23 novembre 2015
La giustizia rwandese apre il dossier sui nove spagnoli assassinati venti anni fa
Con la pubblicazione su The New Times
dell’articolo comparso sul giornale spagnolo El Mundo, a firma della giornalista
Marisa Recuero, il dossier sulle uccisioni di due sacerdoti, quattro membri dei
Fratelli Maristi e tre operatori umanitari, tutti cittadini spagnoli,
avvenute in Rwanda e nella vicina Rep. Dem. del Congo tra il 1994 e il 1997, viene definitivamente sdoganato a
livello giornalistico, essendo nel frattempo diventato materia di indagine della giustizia rwandese. Riferisce,
infatti, l’articolo, che secondo quanto comunicato alle autorità spagnole dal
procuratore rwandese, Richard Muhumuza, la polizia giudiziaria rwandese ha avviato indagini in Rwanda su ciascuno
degli omicidi, per uno solo dei quali, quello del prete basco Isidro Uzcudum, ad oggi,
è stato individuato un colpevole condannato a 20 anni di carcere dalla Corte di
Gitarama. I presunti responsabili della
morte di altri otto spagnoli restano in libertà.
domenica 22 novembre 2015
Arrivano le carte prepagate
Fanno il loro
ingresso sul mercato rwandese degli strumenti di pagamento le carte prepagate, grazie al lancio della prepagata Visa CashXpress, emessa da Ecobank
.Lo strumento sarà
a disposizione della clientela tradizionale bancaria, studenti, impiegati, uomini d'affari e
viaggiatori, come servizio aggiuntivo, ma potrà rivelarsi anche un primo
strumento di bancarizzazione dei cittadini privi di conto corrente bancario che
avranno così la possibilità di avere una carta su cui accreditare eventuali disponibilità,
anche provenienti da rimesse e trasferimenti da terzi. In questo modo i
genitori della borghesia cittadina potranno anche mettere in mano ai propri
figli un agile strumento per piccole spese.
La diffusione
delle carte prepagate deve confrontarsi con il limitato numero di ATM ancora
disponibili in Rwanda e al numero di POS, strumenti collocati presso i punti vendita (negozi, ristoranti, alberghi),attualmente limitato 1.057, peraltro in forte aumento.
Bisognerà
verificare in loco se con l’attivazione del nuovo servizio anche le prepagate
italiane saranno accettate presso i POS e gli ATM: un nostro esperimento
effettuato nel passato non aveva, infatti, dato esito positivo. Se la
situazione fosse mutata, ne uscirebbero agevolati i trasferimenti di importi contenuti
da qui ai referenti locali che potrebbero essere dotati di prepagate italiane.
lunedì 16 novembre 2015
Ministro fa la "predica" ai leader religiosi troppo attenti ai bisogni della gente
"In quanto
leader religiosi, da voi ci si aspetterebbe un esempio di
integrità verso il vostro popolo, invece alcuni di voi si
sono persi in dispute su benefici materiali, il che è
assurdo. Dovreste essere un modello di cristianità”. E questa la
“predica” che Francois Kaboneka, ministro per il governo locale, ha rivolto, sfidando il senso del ridicolo, ai leader religiosi, non prima di averli sbrigativamente sollecitati a
desistere da inutili dispute. Materia del contendere è stata la richiesta formulata al governo dai leader religiosi di prendere in considerazione l'introduzione di premi
individuali per il pagamento dell’assicurazione sanitaria, Mutuelle de Santé,
finora pagata sulla base del nucleo familiare.
I rappresentanti
delle varie confessioni religiose, cattoliche protestanti e musulmane, avevano sollevato la questione nel corso di una riunione consultiva con il ministro per
il governo locale, sottolineando come l’attuale sistema imposto dal governo,
che prevede che l’assicurazione non scatti se non dopo che tutti i
componenti della famiglia hanno saldato il premio, non consenta l’intervento
delle varie realtà assistenziale a favore dei più bisognosi, perché alcuni
membri delle rispettive famiglie non hanno pagato. Lo ha chiarito bene mons.
Smaragde Mbonyintege, presidente della Conferenza episcopale della
Chiesa cattolica, affermando che “abbiamo un grande problema per cui paghiamo i soldi per le persone più vulnerabili nelle famiglie, ma non
ci è permesso di ottenere carte di assicurazione perché gli altri membri della
famiglia non hanno ancora pagato. Questa norma dovrebbe essere rivista per
garantire che coloro i cui premi sono stati pagati possano accedere a servizi
medici ". Analogamente si sono espressi anche i rappresentanti delle altre
confessioni. Da qui era originata l'inopinata esternazione del ministro che aveva anche sollecitato i rappresentanti religiosi a farsi parte diligente per sollecitare la popolazione a pagare l'assicurazione.
E dire che
l'incontro, a cui hanno partecipato anche i dirigenti distrettuali e
i governatori delle province, si proponeva di ricercare modi per migliorare il
coordinamento tra i leader religiosi e governo per favorire la crescita in settori come la sanità, l'istruzione, la riconciliazione, la
sicurezza e l'eliminazione della povertà.Comunque sembra che un possibile
compromesso possa essere preso in considerazione dalle autorità, consentendo
alle famiglie di accedere ai servizi sanitari una volta che almeno
la metà dei membri ha pagato la Mutuelle de Santé .
giovedì 12 novembre 2015
Filippo Grandi nuovo capo dell'UNHCR
L’italiano Filippo Grandi sarà il nuovo
capo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’Unhcr. Il
portavoce dell’Onu Stephane Dujarric mercoledì ha riferito che il Segretario
Generale Ban Ki-moon ha informato l’Assemblea generale dell’intenzione di
nominare Grandi al posto del portoghese Antonio Guterres a capo dell’agenzia
che si occupa della più grande emergenza profughi dalla Seconda Guerra
Mondiale. Entrerà in carica dal primo gennaio 2016.
Grandi, 58 anni, milanese, diplomatico
laureato in filosofia, da trent’anni è impegnato nella cooperazione
internazionale e da 27 è funzionario presso le Nazioni unite. Tutto è
cominciato nel 1984: dopo la laurea alla Statale e il servizio civile con
Amnesty International, Filippo Grandi è partito volontario con il Catholic
Relief Service per aiutare i profughi cambogiani nella Thailandia nord
orientale. Poi, dal 1988 al 2004, la scelta dell’Unhcr con lavoro sia al
quartier generale di Ginevra come capo di gabinetto degli alti commissari Ruud
Lubbers e Sadako Ogata che sul campo in Paesi come il Sudan (nel Gedaref), Iraq
dopo la prima guerra del Golfo, Afghanistan e nella regione dei Grandi Laghi in
Africa Centrale. Da ultimo era comissario dell'UNRWA, l'agenzia preposta al
soccorso e all'impiego dei palestinesi nel Vicino oriente.
In Rwanda l'UNHCR e' presente, da anni,
con diversi campi profughi a cui di recente
a seguito della crisi burundese si e' aggiunto quello di Mahama.
Nel complesso in Rwanda sono ospitati nei
campi dell'UNHCR oltre 100.000 persone.
UNHCR 2015 planning figures for Rwanda | |||||
---|---|---|---|---|---|
Type of population | Origin | January 2015 | December 2015 | ||
Total in country | Of whom assisted by UNHCR | Total in country | Of whom assisted by UNHCR | ||
Total | 97,340 | 97,340 | 105,340 | 105,340 | |
Refugees | Burundi | 340 | 340 | 340 | 340 |
Chad | 10 | 10 | 10 | 10 | |
Dem. Rep. of the Congo | 84,640 | 84,640 | 94,640 | 94,640 | |
Various | 20 | 20 | 20 | 20 | |
Asylum-seekers | Burundi | 30 | 30 | 30 | 30 |
Dem. Rep. of the Congo | 180 | 180 | 180 | 180 | |
Returnee arrivals during year (ex-refugees) | Rwanda | 12,000 | 12,000 | 10,000 | 10,000 |
Others of concern | Burundi | 10 | 10 | 10 | 10 |
Dem. Rep. of the Congo | 90 | 90 | 90 | 90 | |
Rwanda | 30 | 30 | 30 | 30 |
martedì 10 novembre 2015
Gli sviluppi della crisi in Burundi preoccupano il vicino Rwanda
La
situazione del Burundi, che si trova ormai “sull'orlo di una deriva della
violenza che potrebbe degenerare in crimini atroci" secondo quanto
sostenuto dal consigliere speciale del segretario generale delle Nazioni Unite
per la prevenzione dei genocidi, Adama Dieng, è stata portata davanti al Consiglio di sicurezza che si è
riunito ieri per discutere della crisi nel paese africano. Secondo quanto
riferisce l’emittente britannica “BBC”, i partecipanti alla riunione non hanno
per ora preso alcuna decisione vincolante, ma una bozza di risoluzione
presentata dalla Francia minaccia “sanzioni mirate” contro i leader del Burundi
che sono implicati nelle violenze in corso.
Il sottosegretario generale dell’Onu per
gli Affari politici, Jeffrey Feltman, intervenendo alla riunione di New York ha
avvertito il Consiglio che il Burundi sta vivendo un “momento critico”,
sperimentando una profonda crisi politica e una rapida escalation di violenza
che potrebbe avere “gravi conseguenze per la stabilità del paese e per
l'armonia inter-etnica”. Secondo quanto riferisce l’agenzia Nova, in diversi
quartieri della capitale Bujumbura, in particolare quelli in prevalenza abitati da esponenti
dell’opposizione, le sparatorie e l’esplosione di granate sono all’ordine del
giorno. "I residenti traumatizzati scoprono spesso corpi mutilati, vittime
di esecuzioni", ha affermato Feltman. La crisi in Burundi, ha aggiunto il
funzionario, “è politica e non può essere risolta con un giro di vite nel campo
della sicurezza". Secondo l’alto funzionario Onu, “non è credibile
affermare che un piccolo gruppo di criminali o traditori siano dietro le
violenze in corso. Il problema è molto più profondo e quindi più
preoccupante", ha spiegato. Come noto, le violenze nel paese sono esplose
nel mese di aprile a seguito della decisione del presidente uscente Pierre
Nkurunziza di candidarsi per un terzo mandato presidenziale, e hanno provocato
la morte di oltre 200 persone con centinaia di casi di arresti e detenzioni arbitrarie nei
confronti di esponenti dell'opposizione, di giornalisti e di attivisti per i
diritti umani. Nel tentativo di riprendere in mano la situazione,
lo stesso presidente Nkurunziza ha lanciato
la scorsa settimana un ultimatum ai suoi oppositori in cambio di un'amnistia.
La
situazione del Burundi è continuamente monitorata dal Rwanda che teme il
crearsi di un focolaio di violenza, difficilmente circoscrivibile, nel vicino paese gemello che riproduce nel suo
interno le dinamiche etniche che sono costate la tragedia del 1994. Anche per
questo, il presidente Paul Kagame ha stigmatizzato duramente, in un suo recente intervento, i comportamenti del suo omologo burundese, Pierre Nkurunziza,
accusato di massacrare il suo popolo.Per come si sono messe le cose, è difficile escludere che, in assenza di iniziative sul terreno dell'ONU o dell'Unione Africana, Kagame possa prendere l'iniziativa di un intervento unilaterale rwandese in Burundi.
giovedì 5 novembre 2015
FMI: cresce l'economia rwandese.Ma continua la polemica sulle statistiche
Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha
annunciato, per bocca del proprio rappresentante nel paese, signora Laure
Redifer, di aver rivisto al rialzo al 7% le sue previsioni di crescita per il Rwanda
nel 2015, contro una stima precedente del 6,5%.
La signora Redifer, che ha sottolineato
in particolare la capacità di recupero della valuta locale nei confronti di un
dollaro forte, ha anche previsto per il 2016 una crescita economica tra il 6 e
il 6,5%, inferiore al 7% precedentemente ipotizzato. Nell'occasione la rappresentante del FMI ha anche dichiarato
di non mettere in dubbio le statistiche contenute nella quarta
relazione Rwanda Integrated
Household Living Conditions Survey (ECV4), che hanno indicato che i livelli di povertà estrema del Rwanda si
sono ridotti del 5,8 per cento negli ultimi tre anni.Tale affermazione fa
seguito a un recente servizio di France 24 che
accusava le autorità rwandesi di aver manipolato i dati sui livelli di povertà
presenti nel paese, in particolare abbassando "del 70% la quantità di patate dolci, patate irlandesi e banane " che entrano
nell'alimentazione di base dei rwandesi più poveri. Le accuse di France 24 sono
state sdegnosamente respinte dalle autorità rwandesi, accusando, in
particolare, il media francese di essersi avvalso come fonte, tra gli
altri, del professore belga, Filip Reyntjens, non propriamente
un esperto della materia e soprattutto una "bestia nera" per le
autorità rwandesi, senza entrare nello specifico delle accuse mosse. In
realtà anche la signora Redifer non porta elementi quantitativi a
sostegno della bontà dei dati, ma si affida alle proprie
sensazione e a quanto riscontrato sul terreno:"Ho visto con i miei occhi
la trasformazione in Rwanda nel corso degli anni, che conferma pienamente i
dati sulla povertà forniti". Un discorso generico che fa il pari con
le osservazioni atecniche del prof. Reyntjens. La statistica è lì per dare riscontro ad
affermazioni generiche di questo tipo, ma, possibilmente, con il supporto dei
numeri su cui misurarsi.Purtroppo, le autorità rwandesi si sono limitate ha
stigmatizzare l'intervento del professore belga, senza entrare nel merito delle
altre contestazioni mosse da France 24.
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