Anche se a qualcuno la cosa potrà sorprendere
a ad altri, magari, creare fastidio, il rwandese oggi probabilmente piu'
apprezzato al mondo e' Donald Kaberuka, presidente della Banca Africana di Sviluppo -ADB, già
africano dell’anno 2013. Lo conferma il profilo che ne traccia Jeune
Afrique nel
suo ultimo numero, dove lo dipinge come il presidente che ha lasciato il segno piu' significativo
fra tutti quelli che hanno guidato l'ADB, in questi primi cinquantanni di vita.
Alla presidenza della Banca era arrivato
con una elezione plescitaria, dopo essere stato
ministro delle finanze del Rwanda tra il 1997 e il 2005, da
tutti ritenuto, scrive il settimanale, vero "architetto
del miracolo economico del Ruanda".Nel suo mandato da presidente ha prima
risollevato e quindi concorso a portare l'ADB ad essere riconosciuto come uno
dei piu' solidi istituti finanziari mondiali. Lo conferma la tripla A che l'agenzia di rating statunitense Fitch ha assegnato
all'istituzione panafricana, confermando il suo posto tra
le poche banche internazionali più solvibili del mondo. Ne è altresì
testimonianza la scelta della Cina di affidareall’ADB, la gestione esclusiva dell’Africa Growing Together Funds,
un fondo interamente finanziato da Pechino con una
dotazione di 2 miliardi di dollari (€
1,5 miliardi). L’ntervista
di Jeune Afrique, che avviene a poco meno di un anno della scadenza del secondo
e ultimo mandato, si conclude con l’immancabile
domanda, peraltro rimasta senza risposta, circa il possibile futuro di questo economista
che da quasi sconosciuto dieci anni fa
quando assunse la presidenza, “oggi è diventato una figura importante nella finanza
africana e internazionale”.In altri contesti Donald Kaberuka sarebbe definito una
risorsa importante per il proprio paese d’origine, come ipotizzato in un precedente
post, in Rwanda potrebbe essere al
contrario ritenuto da chi conta un ingombrante concorrente, magari proprio per
le prossime elezioni presidenziali del
2017. E’ quindi ipotizzabile un impegno di Kaberuka lontano dal Rwanda, in un contesto
internazionale, magari operando ancora a favore del continente africano “che
deve prendere in mano il proprio destino”. Se invece dovesse tornare nel paese
d’origine e gli riuscisse di assumere ruoli politici di rilievo, questo
semplice fatto starebbe a significare una positiva evoluzione della dialettica
politica all’interno della governance Rwandese .
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