"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


martedì 20 dicembre 2011

Adozione familiare per i pochi orfani rwandesi

 In Rwanda, secondo il Ministero del Genere e promozione per famiglie, ci sono 3.000 bambini che vivono in 33 orfanotrofi, in tutto il paese: un  numero tutto sommato abbastanza contenuto. Alcuni di questi bambini hanno magari ancora un genitore, ma sono stati allontanati dalla famiglia d’origine a causa di vari motivi, tra cui abbandono, maltrattamenti e altre forme di abusi sui minori.  La diffusa  solidarietà all’interno delle comunità porta spesso ad accogliere nelle famiglie della cerchia parentale i bambini rimasti orfani, oltre che le vedove, così che in Rwanda l’istituto dell’orfanatrofio  non risulta particolarmente diffuso. Nonostante i numeri contenuti, o forse proprio per questo,    le autorità governative stanno cercando di promuovere  una cultura dell’adozione in modo che i bambini degli orfanotrofi possano essere accolti in un ambiente familiare e arrivare così a superare l’istituzione dell’orfanatrofio. Naturalmente le autorità si pongono il problema di vigilare sulle famiglie che prendono in adozione questi orfani, per assicurare che siano protetti e ricevano l'educazione necessaria per modellarli in cittadini responsabili. Un problema a parte è quello dei bambini e ragazzi abbandonati a se stessi, i cosiddetti ragazzi di strada. Mentre nei villaggi il fenomeno sopravvive ancora in maniera evidente, nella capitale è stato risolto  radicalmente dalle autorità che hanno preso i ragazzi di strada e li hanno mandati su un’isola del lago Kivu per essere “rieducati” ( una inchiesta giornalistica di qualche tempo comparsa sul New York Times fece scandalo parlando di lager tanto da meritare la replica del governo rwandese) e avviati a  corsi professionali, prima  di essere riammessi in società, si presume  con un diverso approccio alla vita.

 

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