"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI
giovedì 29 settembre 2011
L'imigongo
sabato 24 settembre 2011
Rischia il licenziamento il dipendente pubblico che non consegue gli obiettivi
I funzionari pubblici rwandesi sono periodicamente
sottoposti a processi valutativi delle
loro performances lavorative da parte dei superiori, come avverrebbe in una
qualsiasi moderna azienda privata. Forse con la differenza che eventuali
giudizi negativi che possono precludere
a un avanzamento di carriera o a un miglioramento retributivo nel settore
privato, per i pubblici dipendenti rwandesi
che non raggiungono la sufficienza, cioè una valutazione di 60 su 100,
può anche comportare, ma non ditelo al nostro ministro Brunetta, il licenziamento.Secondo l’agenzia Syfia che cita i risultati di uno studio condotto di recente dalla Commissione per la funzione pubblica del governo del Rwanda,
è questo uno dei motivi principali, unitamente alla eccessiva disparità di trattamento economico, al cattivo clima
lavorativo e alla cattiva gestione, che portano circa il quaranta per cento dei
dipendenti pubblici a cambiare lavoro. Secondo i vigenti regolamenti ogni
dipendente pubblico deve sottoscrivere
un contratto di performance che
comporta: pianificazione del lavoro, identificazione degli obiettivi da
conseguire, con verifica e valutazione
dell’avanzamento del lavoro dopo sei mesi
e analisi e valutazione del rendimento annuale. Poiché non sempre i
criteri applicati nella valutazione sono oggettivi, o per scarsa professionalità
dei superiori gerarchici preposti alla valutazione o, molto più spesso, per palese casi di favoritismo, molti
dipendenti pubblici preferiscono cambiare aria. Diversi fra quelli che hanno subito il licenziamento a
seguito dei giudizi valutativi negativi sollevano invece un
contenzioso amministrativo con la pubblica amministrazione per vedersi
reintegrati nel loro posto, trovando qualche volta soddisfazione da parte
dell’Ufficio dell’Ombudsman. Dal 2008
al luglio scorso l’apposita commissione della Funzione pubblica ha
ricevuto più di 1500 ricorsi inerenti ingiustizie subite sul posto di lavoro,
riguardanti appunto le valutazione
delle prestazioni lavorative, con una certa percentuale di donne vittime di
discriminazione per aver resistito alle
avances sessuali dei colleghi di lavoro.
giovedì 22 settembre 2011
Visto per l'Italia:meglio evitare il transito da Bruxelles
Se un rwandese intende chiedere il visto per l'Italia è meglio che preveda di viaggiare con Ethiopian Airlines direttamente su Roma o Milano piuttosto che viaggiare con Brussels Airlines trasitando per Bruxelles. Potrà sembrare strano, ma questo suggerimento viene direttamente dagli addetti dell'ambasciata belga di Kigali. Infatti, nel motivare il proprio diniego al rilascio di un visto richiesto da un cittadino rwandese alle autorità italiane, come riferito nel nostro post del 24 agosto , dopo aver avanzato una serie di obiezioni che avrebbe dovuto semmai sollevare l'autorità italiana in fase di istruttoria, l'addetto all'ambascita belga suggerisce la richiesta di un visto limitato al territorio italiano, evitando quindi il transito da Bruxelles, o di rifare la domanda. Non sappiamo quanto piacere faccia alla Brussels Airlines e alla società che gestisce l'aeroporto di Bruxelles, a cui competono le cospicue tasse che si pagano su ogni biglietto aereo per lo scalo, sapere che gli addetti dell'ambasciata del proprio paese sconsigliano di prevedere il Belgio come frontiera d'entrata in Europa, facendo così da addetti commerciali...... dell'Etiopia.L'argomento visti riserva sempre delle scoperte sconcertanti, meritando così la nostra attenzione.
sabato 17 settembre 2011
Dossier Rwanda di Jeune Afrique
In occasione del recente viaggio del presidente rwandese, Paul Kagame, a Parigi, il settimanale Jeune Afrique ha dedicaro al Rwanda un dossier ampio e articolato dal titolo impegnativo: Rwanda: a tout d'un grand. Si parte dalla presentazione del viaggio del Presidente, che il settimanale definisce con efficace simpatia come"cet adepte du développement autoritaire et de la démocratie surveillée" "questo adepto dello sviluppo autoritario e della democrazia sorvegliata", per passare in rassegna tutto quanto fatto in questi tre lustri, trascorsi dalla guerra civile del 1994, per fare del Rwanda appunto un paese che " ha tutto d'un grande". Sono elencati i progressi conseguiti nei diversi campi sociali ed economici, i progetti in cantiere, ancora in attesa di attuazione, ma che dovranno dare ulteriore slancio al giovane paese africano, sono presentate alcune storie di successo della rampante nuova classe media rwandese che sta facendo di Kigali la città che si candida ad essere il centro del turismo congressuale del continente, senza disdegnare di puntare molto sull'informatica e su internet e quanto altro necessario per attrarre nuovi investimenti dall'estero che diano ulteriore slancio all'economia del paese.Il dossier non manca di sottolineare anche l'altra faccia del Rwanda, quello delle campagne, in cui la riduzione della povertà non procede con la medesima velocità che caratterizza il trend di sviluppo della capitale. Nel complesso ci troviamo di fronte a un dossier che pur lodando il modello rwandese, non manca di sottolinearne anche le criticità come la forte disuguaglianza nei redditi, "con più della metà della popolazione che vive con solo 0,43 dollari al giorno", che potrebbe "intralciare i progressi e ravvivare le tensioni sociali". Ombre che non dovrebbero però, a detta del settimanale, mascherare l'essenziale "dopo l'incubo degli anni novanta, il paese ha saputo rimettersi in piedi in un decennio, così bene che, per il futuro, tutti i sogni di grandezza gli sono permessi".
giovedì 15 settembre 2011
Distribuito il manuale del Progetto Mikan
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venerdì 9 settembre 2011
Gli indiani subentrano ai libici nella telefonia mobile
La società indiana Bharti Airtel ha ottenuto ieri la licenza di telefonia mobile in Rwanda.Bharti Airtel, la quinta compagnia a livello mondiale nelle telecomunicazioni, si è impegnata
a investire in Rwanda, per i prossimi tre anni, 100 milioni di dollari, di cui
trenta per l’acquisizione della licenza.Bharti Airtel diventa il terzo operatore e affiancherà MTN
Rwanda e TIGO Rwanda che si spartiscono il mercato locale, con 2.824.874 e
1.300.159 abbonati rispettivamente, dopo che all’altro vecchio operatore
Raundatel, a capitale libico, era stata
revocata la licenza per inadempimenti contrattuali.Bharti Airtel è già presente in tutta l'Asia e in Africa
con oltre 230 milioni di abbonati. In particolare è attiva in altri tre paesi dell'Africa
orientale: Kenya, Uganda e Tanzania.
martedì 6 settembre 2011
Vi fareste operare di appendicite dal vostro parroco?
Dopo essersi chiesti che razza di
domanda è mai questa, tutti risponderebbero di no e di preferire ricorrere a un
medico chirurgo. Analogamente risponderebbero se si chiedesse a chi farebbero
progettare una casa, piuttosto che curare un animale o ancora quali
fertilizzanti usare su un determinato terreno: di volta in volta il preferito
sarebbe l’ingegnere, il veterinario e l’agronomo.Se la domanda fosse invece:
fareste gestire i vostri investimenti o impiantare un’azienda al vostro
parroco, la risposta non sarebbe così pronta
e puntuale. Si direbbe che sì forse si potrebbe anche affidarsi al
parroco, in fin dei conti dovrebbe essere onesto e quindi non si rischierebbe
di vedersi derubati. Chiunque vede la debolezza di una simile risposta. Nessuno si
farebbe incidere la pancia se non da un chirurgo, convinti che solo una simile
figura professionale abbia le conoscenze e le capacità per effettuare una
simile operazione, mentre si è pronti ad affidarsi con fiducia a un non esperto
per gestire fatti e intraprese economiche, accontentandoci della sola presunta
onestà. Come si vede è ben strana una simile logica. Si pretende, giustamente,
dal medico che ci opera che abbia compiuto gli studi necessari e abbia maturato
la necessaria pratica, mentre a un sacerdote viene riconosciuta la capacità di
gestire un’azienda, come potrebbe essere una diocesi, per il solo fatto di
averne ricevuto l’incarico dal proprio vescovo. Eppure, come si devono studiare
materie per esercitare la medicina, ci sono anche corsi ben definiti per
appropriarsi delle conoscenze in economia e in gestione d’impresa. Se bastasse
buon senso e onestà per gestire gli affari economici di una qualsiasi
organizzazione, anche ecclesiale, non si capisce perché tanti studenti perdano
tempo e soldi per frequentare le facoltà di economia e qualche corso manageriale. Certo, ci sono fior di grandi
manager che, partiti magari da studi di filosofia, sono arrivati a gestire grandi
aziende, facendo però un percorso all’interno di imprese strutturate dove era
quotidiano il confronto con manager depositari delle conoscenze e delle tecnicalità proprie delle varie
specializzazioni aziendali. E allora, fareste gestire la vostra azienda dal
vostro parroco, senza che questi abbia almeno i necessari supporti di esperti in materia?
venerdì 2 settembre 2011
Copricapo usa e getta per i passeggeri dei mototaxi
giovedì 1 settembre 2011
Un cuore e una capretta
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo del Gruppo San Matteo in Nave.
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