"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 16 gennaio 2009

Il pensionato va in missione

Dal  primo numero del 2009 del settimanale Famiglia Cristiana riprendiamo la parte iniziale di un servizio dedicato ai pensionati che si dedicano al volontariato. In particolare, abbiamo stralciato la parte dedicata ai coniugi  Giovanni e Laura Paracchini che  hanno operato nella diocesi di Byumba impegnati nella pastorale familiare. 

"Che strani tipi, questi cristiani! Si potrebbe dire di loro quello che l’anonimo autore della Lettera a Diogneto affermava già nel II secolo dopo Cristo: «Vivono nella loro patria, ma come forestieri. Partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani».
Questa inchiesta affronta il tema di quelle coppie cristiane che, dopo una vita dedicata alla famiglia e al lavoro, ai figli e ai nipoti, si rendono disponibili per un impegno al servizio dei più lontani. Addirittura partendo “in missione”.
Due persone che abbiamo incontrato, veramente eccezionali nella loro semplicità evangelica, sono i coniugi Giovanni e Laura Paracchini, ottantacinquenni, ingegnere elettronico lui, architetto lei, 57 anni di matrimonio, quattro figli e 12 nipoti. Questa coppia ha conservato uno spirito così giovanile da essere stata di recente due volte in Ruanda (nel 2004 e nel 2007) come Fidei donum, “mandati” dalla diocesi di Milano. Ha scritto il cardinale Dionigi Tettamanzi, rispondendo a una loro lettera: «Come dite giustamente, “il cristiano non può andare in pensione”, ma vorrei aggiungere che non vuole andare in pensione, perché conserva vivo nel cuore l’amore per Gesù e i fratelli».
In Ruanda, nella diocesi di Byumba, la zona dei Grandi Laghi al confine con l’Uganda dove più drammatiche sono state le conseguenze del genocidio del 1994 (la guerriglia tra Hutu e Tutsi), Laura e Giovanni hanno passato quattro mesi nella primavera del 2004 e poi, tre anni dopo, sono stati a Ruhuha, a sud, verso il confine con il Burundi. 
Se si pensa che in Ruanda la vita media è intorno ai 50-55 anni, si capisce come la presenza di Laura e Giovanni sia stata accolta come un fatto eccezionale. «L’età avanzata si è rivelata un’opportunità unica, profetica, per fare del bene», afferma Giovanni, che con la moglie ha parlato alla gente (in un Paese dove è diffusa la poligamia, la promiscuità, l’Aids) di matrimonio, famiglia, rispetto della vita, dignità della donna.
La popolazione ruandese è rimasta colpita anche da particolari semplici, come il fatto di vedere Laura e Giovanni passeggiare a braccetto per il villaggio, mentre è consuetudine che la donna africana cammini dietro il marito. Nella serata finale, prima della partenza, i ruandesi hanno voluto festeggiare i coniugi Paracchini improvvisando per loro un’inedita danza in cui le coppie andavano a braccetto. Anche le gare tra Hutu e Tutsi organizzate da Giovanni sono state un segno che, con l’amore, i rapporti possono cambiare. Conclude Giovanni: «Io e mia moglie abbiamo voluto restituire il tempo che il Signore ci ha regalato. E ora vorremmo passare il testimone ad altri».A sostituire i Paracchini in Ruanda sarà, da febbraio, una coppia di sessantenni torinesi, Franco e Annalisa Schiffo, che fanno parte dell’Équipe Notre Dame: partiranno anch’essi come Fidei donum per la diocesi di Byumba. Dopo di loro è già disponibile un’altra coppia, i coniugi Cristoforo e Maryves Codrino".

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