"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


martedì 31 dicembre 2024

Sconcerto in Rwanda per la proposta di beatificazione di re Baldovino

L’annuncio dell’apertura della causa di beatificazione e canonizzazione di Baldovino, re dei Belgi, diffuso il 21 dicembre dal Dicastero per le Cause dei Santi in Vaticano, che dava seguito a quanto preannunciato da papa Francesco nel settembre scorso in occasione della sua visita in Belgio, ha sollevato non poche perplessità in Rwanda. Come noto, la decisione della Chiesa deriva dalla posizione morale di Baldovino che, contrario alla legalizzazione dell'aborto in Belgio nel 1990,  abdicò per un giorno pur di non apporre la propria firma di promulgazione della legge. In Rwanda ci si chiede però se questo singolo gesto sia sufficiente per introdurre la causa di beatificazione, senza prendere  in esame il resto dell’attività politica di un monarca che regnò sul Belgio dal 1951 al 1993.In particolare, in due interventi, qui e qui, sul giornale ruandese The New Time, storici locali hanno posto il problema della gestione della politica coloniale belga nel Congo ed in Rwanda nella fase finale del periodo coloniale e del successivo passaggio all’indipendenza, con particolare riferimento all’istaurazione della prima repubblica ruandese, prodromica, secondo gli autori, della tragedia del 1994. Senza dimenticare le atrocità di cui si macchiò l’antenato Leopoldo II, nel governo dello Stato libero del Congo. Sull’argomento è intervenuto lo stesso presidente ruandese, Paul Kagame, che reagendo a un commento pubblicato da The New Times lunedì , in cui l'autore metteva in dubbio la logica del Vaticano per il processo di beatificazione di Re Baldovino, in un tweet scrive è "molto difficile razionalizzare qualsiasi cosa di questi tempi. La tendenza globale in politica è: non c'è bisogno di fatti, prove o logica. Solo... 'A chi può interessare'".

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