Il 27 settembre scorso è stato emanato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri "Programmazione dei flussi d'ingresso legale in Italia dei lavoratori stranieri per il triennio 2023-2025". Alla luce di questo provvedimento saranno ammessi in Italia complessivamente 452 mila cittadini stranieri, per motivi di lavoro subordinato stagionale e non stagionale e di lavoro autonomo, così suddivisi:136.000 cittadini stranieri per l'anno 2023; 151.000 cittadini stranieri per l'anno 2024; 165.000 cittadini stranieri per l'anno 2025. Con questo provvedimento si dà attuazione ai famosi canali d’entrata regolari, come da tempo auspicato dalle varie componenti impegnate sul fronte migratorio, dalle Ong al mondo del volontariato ecclesiale fino alle cooperative di vario orientamento politico. Va detto che il provvedimento non ha raccolto, sino ad oggi, in questo specifico mondo gli apprezzamenti che ci si poteva aspettare dai fautori di una simile misura. A questo punto sarà molto interessante verificare come all'entrata in vigore del provvedimento e all'arrivo dei primi migranti regolari reagiranno i fautori di un’immigrazione senza regole. In assenza di ogni sorta di alibi per sostenere l’immigrazione gestita dagli scafisti, si rassegnerà il variegato mondo che ruota attorno alla gestione dell’immigrazione irregolare a riconoscere la bontà della scelta governativa, abdicando al ruolo di soli paladini dei migranti? Di più, qualora il Governo dovesse stabilire che il numero degli ingressi regolamentati sia quello che fisiologicamente l’Italia è in grado di gestire per garantire efficaci processi di accoglienza di integrazione per i nuovi arrivati, potrebbero seguire ulteriori provvedimenti governativi. In particolare, potrebbe verificarsi che le autorità possano stabilire che quello contenuto nel Decreto sia annualmente il numero massimo di ingressi, regolamentati ed irregolari, ammessi e decidesse conseguentemente di correlare l’intero numero degli ingressi programmati nel Decreto a quello dei flussi irregolari, andando conseguentemente a diminuire il numero degli arrivi programmati del numero degli arrivi irregolari. Si vedrà allora se ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di sostenere che un migrante irregolare possa sottrarre il diritto ad altri migranti di entrare regolarmente in Italia. Naturalmente queste nostre osservazioni si dovrebbero applicare ai soli migranti economici, con esclusione di tutte le persone aventi i requisiti per avvalersi degli istituti di protezione internazionale vigenti.
"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI
venerdì 24 novembre 2023
venerdì 10 novembre 2023
Il modello Rwanda funziona anche nella gestione dei rifugiati
Nel momento in cui in Italia si dibatte sull'accordo Italia-Albania sulla gestione dei migranti ed alla vigilia, la prossima settimana, della pronuncia della Suprema Corte britannica sull'accordo Gran Bretagna-Rwanda sulla stessa materia, arriva un comunicato dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) che fa giustizia di tante critiche che tali provvedimenti hanno suscitato, soprattutto con riferimento al ruolo del Rwanda nella gestione dei rifugiati. Infatti, il richiamato comunicato si premura di illustrare quanto fatto in materia dal Rwanda negli ultimi anni, ricordando come con la partenza, l'otto novembre scorso, di 13 rifugiati su un volo per Toronto, Canada, ammontano a 30.000 i rifugiati che a partire dal 2010, con l'assistenza dell'OIM, sono stati reinsediati in altri Paesi. La partenza più recente segna un traguardo fondamentale per l’Organizzazione e riconferma l'impegno della stessa a trovare soluzioni durevoli per i rifugiati e le persone bisognose di protezione internazionale. Durante tutto il programma di reinsediamento, l’Organizzazione facilita i colloqui da parte dei Paesi di reinsediamento, le valutazioni sanitarie, lo screening e il rinvio, nel corso del 2023culturale prima della partenza, nonché il trasporto e l’accoglienza sicuri nel Paese di destinazione finale. Ciò consente all’OIM di prendersi cura dei migranti e dei rifugiati durante tutto il loro viaggio mentre ricominciano la loro vita nella loro nuova casa. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), al 30 settembre 2023 il Rwanda ospita oltre 135.000 rifugiati e richiedenti asilo . Quando altre soluzioni per i rifugiati sono irraggiungibili, il reinsediamento può essere l’unica opzione fattibile per fornire una protezione efficace e soddisfare le esigenze bisogni dei rifugiati i cui diritti fondamentali sono gravemente a rischio. Per soddisfare questa enorme esigenza, l’OIM continua a crescere in portata e complessità in Rwanda. Finora, nel corso del 2023, oltre 6.600 persone hanno ricevuto assistenza per il reinsediamento. Tra le persone reinsediate ci sono 1.288 persone che erano state inizialmente evacuate dalla Libia al Rwanda, attraverso il meccanismo di transito di emergenza (ETM).Soluzioni durevoli come il reinsediamento aiutano a facilitare percorsi migratori regolari per migranti e rifugiati in linea con l’obiettivo 10.7 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile “facilitare la migrazione e la mobilità ordinata, sicura e responsabile delle persone” e l’obiettivo cinque del Global Compact for Safe , Migrazione ordinata e regolare .