"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 24 novembre 2023

L'immigrazione tra arrivi regolamentati ed irregolari alla luce del Decreto flussi

Il 27 settembre scorso è stato emanato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri "Programmazione dei flussi d'ingresso legale in Italia dei lavoratori stranieri per il triennio 2023-2025". Alla luce di questo provvedimento saranno ammessi in Italia complessivamente 452 mila cittadini stranieri, per motivi di lavoro subordinato stagionale e non stagionale e di lavoro autonomo, così suddivisi:136.000 cittadini stranieri per l'anno 2023; 151.000 cittadini stranieri per l'anno 2024; 165.000 cittadini stranieri per l'anno 2025.                                         Con questo provvedimento si dà attuazione ai famosi canali d’entrata regolari, come da tempo auspicato dalle varie componenti impegnate sul fronte migratorio, dalle Ong al mondo del volontariato ecclesiale fino alle cooperative di vario orientamento politico. Va detto che il provvedimento non ha raccolto, sino ad oggi, in questo specifico mondo gli apprezzamenti che ci si poteva aspettare dai fautori di una simile misura. A questo punto sarà molto interessante verificare come all'entrata in vigore del provvedimento e all'arrivo dei primi migranti regolari reagiranno i fautori di un’immigrazione senza regole. In assenza di ogni sorta di alibi per sostenere l’immigrazione gestita dagli scafisti, si rassegnerà il variegato mondo che ruota attorno alla gestione dell’immigrazione irregolare a riconoscere la bontà della scelta governativa, abdicando al ruolo di soli paladini dei migranti? Di più, qualora il Governo dovesse stabilire che il numero degli ingressi regolamentati sia quello che fisiologicamente l’Italia è in grado di gestire per garantire efficaci processi di accoglienza  di integrazione per i nuovi arrivati, potrebbero seguire ulteriori provvedimenti governativi. In particolare, potrebbe verificarsi che le autorità possano stabilire che quello contenuto nel Decreto sia annualmente il numero massimo di ingressi, regolamentati ed irregolari, ammessi e  decidesse conseguentemente di correlare l’intero numero degli ingressi programmati nel Decreto  a quello dei flussi irregolari, andando conseguentemente a diminuire il numero degli arrivi programmati del numero degli arrivi irregolari. Si vedrà allora se ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di sostenere che un migrante irregolare possa sottrarre il diritto ad altri migranti di entrare regolarmente in Italia. Naturalmente queste nostre osservazioni si dovrebbero applicare ai soli migranti economici, con esclusione di tutte le persone aventi i requisiti per avvalersi degli istituti di protezione internazionale vigenti. 

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