Riprendiamo dal quotidiano La Provincia di Sondrio l'articolo dedicato all'uscita de Aiutiamoli a casa loro Il modello Rwanda.
Quattordici
viaggi in Rwanda dal 2003 ad oggi come
volontario dell’associazione Kwizera hanno portato il pensionato grosino,
Martino Ghilotti, 69 anni, ex dirigente bancario ad una considerazione "L’Africa può ripartire grazie agli aiuti internazionali e da una buona
governance locale. Il modello Rwanda ne è una conferma". E’ uno dei capisaldi
della sua fresca opera letteraria “Aiutiamoli a casa loro. Il modello Rwanda” pag 296 ed. Amazon, (€ 15 cartaceo e €4,99ebook). Ovviamente un titolo simile,
che in Italia è uno slogan politico ben definito non può lasciare indifferenti,
sembra una presa di posizione sull’accoglienza, tema tanto in auge nel nostro
Paese dopo l’ondata di profughi."Non ci
sono giovani ruandesi tra i migranti che
sbarcano dai barconi. E questo perché qualcuno, in anticipo di anni sui primi
barconi solcanti il Mediterraneo, li ha aiutati a casa loro: dalle grandi
istituzioni internazionali ai paesi donatori, dalle grandi Ong fino alla più
piccola delle onlus e all’ultimo dei volontari", spiega Ghilotti.
Percorsi di solidarietà
"Il mio è un
libro che dovrebbero leggere, indistintamente: i fautori dell’aiutiamoli a casa
loro da una parte; quelli dell’accoglienza, priva di regole e di realistiche
prospettive, dall’altra. I primi per dare un qualche contenuto fattuale al loro
slogan, magari facendolo evolvere in
“esportazione della solidarietà”, auspicata dall’economista Alberto
Quadrio Curzio, che dovrebbe declinarsi, come citato nel libro, su due filiere:
“quella economica, che va dall’istruzione, alla infrastrutturazione,
all’industrializzazione, alla imprenditorialità; quella civile, che va dalla
scuola, alla sanità, alla salute, alla demografia, alla parità di genere, alla
sicurezza. Gradualmente questi due percorsi di solidarietà economica e civile
(Sec) dovrebbero portare infine alla democrazia nei Paesi che mai l’hanno
avuta.”
Rispondere alle sfide
Rispondere alle sfide
"I secondi, i fautori dell’accoglienza, per rendersi conto che è
impossibile rispondere alle sfide epocali, che ci vengono dalle centinaia di
milioni di persone del sud del mondo, semplicemente prendendosi comoda cura di
poche decine di migliaia di migranti economici". Un
libro che ha la sua forza nella concretezza dei numeri, anche quelli riportati
nella postfazione, che fanno sinceramente meditare, in cui si mette a confronto
l’uso alternativo delle scarse risorse disponibili tra l’accoglienza e gli
aiuti allo sviluppo.
"Un libro- spiega l’autore- che ci costringe,
finalmente, ad alzare lo sguardo dal bagnasciuga di Lampedusa per guardare
oltre l’orizzonte e misurarsi con l’immenso continente. Si stanno creando in Rwanda le condizioni perché il
diritto a rimanere non sia un vuoto slogan, ma una reale alternativa, e la
tentazione di migrare non faccia breccia nei giovani ruandesi".
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