Con l’intervento
odierno su The New Times del prof. Manasse Nshuti, la seconda parte di un precedente
intervento, sembra arrivata la conferma definitiva, anche per l’autorevolezza
del personaggio che la sostiene, che si
marci speditamente verso una modifica della costituzione rwnadese per
consentire che nel 2017 l’attuale presidente, Paul Kagame, possa concorrere per un terzo mandato
presidenziale, che le vigenti norme costituzionali gli precluderebbero. Dopo
che per mesi il dibattito è stato sotto traccia e dopo la recente proposta di
tre partiti di indire un referendum popolare che porti a una modifica costituzionale
(
vedi precedente post), il prof Nshuti parla apertamente di mettere mano alla
costituzione, “così come avviene in tutte le parti del mondo”, per rimuovere quei
vincoli che a suo tempo il popolo rwandese si è dato e che ora, autonomamente e
senza dover attendere l’ok da nessun potere esterno, può tranquillamente
decidere non valgano più onde consentire alla “leadership esemplare di Paul
Kagame” di continuare nel lavoro che ha svolto in questo ventennio per la
costruzione del nuovo Rwanda. I rwandesi devono poter scegliere in autonomia: “tra
stabilità o distruzione, tra continuità o
regressione, tra ordine o caos, tra sviluppo o sottosviluppo, tra pace e sicurezza
o instabilità, tra unità o divisione. E soprattutto la scelta tra uno
Stato nazionale valido o uno Stato fallito.”Se vogliamo proseguire sulla
strada intrapresa è necessario, secondo l’autore, concedere un altro mandato a Kagame, come
peraltro suggeriscono le migliori prassi sperimentate in occidente e nei paesi
del sud est asiatico “dove i cicli virtuosi di sviluppo hanno potuto contare su
una forte leadership a cui è stato concesso
il tempo necessario (non meno di 30 anni in media) per realizzare il tutto”. Conclude
il prof Nshuti che, così come suggerisce la saggezza popolare secondo cui 'se
non è rotto non aggiustarlo” non è il caso “di cambiare per il gusto di
cambiare”. Bisogna invece guardare a quale sia il reale interesse di tutti i
rwandesi.Se si perseguono ”la crescita economica e le migliori condizioni di
vita per sé e per i propri figli, la sicurezza per la loro vita, la protezione
della proprietà, la coesione sociale, ecc e queste realtà hanno trovato
realizzazione oggi più che in ogni altro
momento della nostra storia come nazione, perché dovremmo cambiare l'architetto
di questa economia politica?”Quindi “il dibattito deve essere su quello che i
rwandesi desiderano per il loro paese, e non ciò che gli altri desiderano per
noi, anche se ben intenzionati,…e su ciò che costituisce il bene comune per
tutti i rwandesi di oggi e per le generazioni future, rispetto a soluzioni
obligate. Solo i rwandesi possono deceidere il loro destino e il futuro”.Riecheggiando il vecchio adagio Roma locuta, causa finita est si può dire che " ha parlato il prof. Nshuti, la questione è chiusa", si va verso la modifica costituzionale per il terzo mandato presidenziale.
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