"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


lunedì 23 febbraio 2015

I giochi sono fatti: si va verso il terzo mandato presidenziale

Con l’intervento odierno su The New Times del prof. Manasse Nshuti, la seconda parte di un precedente intervento, sembra arrivata la conferma definitiva, anche per l’autorevolezza del personaggio che la sostiene,  che si marci speditamente verso una modifica della costituzione rwnadese per consentire che nel 2017 l’attuale presidente, Paul Kagame,  possa concorrere per un terzo mandato presidenziale, che le vigenti norme costituzionali gli precluderebbero. Dopo che per mesi il dibattito è stato sotto traccia e dopo la recente proposta di tre partiti di indire un referendum popolare che porti a una modifica costituzionale ( vedi precedente post), il prof Nshuti  parla apertamente di mettere mano alla costituzione, “così come avviene in tutte le parti del mondo”, per rimuovere quei vincoli che a suo tempo il popolo rwandese si è dato e che ora, autonomamente e senza dover attendere l’ok da nessun potere esterno, può tranquillamente decidere non valgano più onde consentire alla “leadership esemplare di Paul Kagame” di continuare nel lavoro che ha svolto in questo ventennio per la costruzione del nuovo Rwanda. I rwandesi devono poter scegliere in autonomia: “tra stabilità o  distruzione, tra continuità o regressione, tra ordine o caos, tra sviluppo o sottosviluppo, tra pace e sicurezza o instabilità, tra unità o divisione. E soprattutto la scelta tra uno Stato nazionale valido o uno Stato fallito.”Se vogliamo proseguire sulla strada intrapresa è necessario, secondo l’autore,  concedere un altro mandato a Kagame, come peraltro suggeriscono le migliori prassi sperimentate in occidente e nei paesi del sud est asiatico “dove i cicli virtuosi di sviluppo hanno potuto contare su  una forte leadership a cui è stato concesso il tempo necessario (non meno di 30 anni in media) per realizzare il tutto”. Conclude il prof Nshuti che, così come suggerisce la saggezza popolare secondo cui 'se non è rotto non aggiustarlo” non è il caso “di cambiare per il gusto di cambiare”. Bisogna invece guardare a quale sia il reale interesse di tutti i rwandesi.Se si perseguono ”la crescita economica e le migliori condizioni di vita per sé e per i propri figli, la sicurezza per la loro vita, la protezione della proprietà, la coesione sociale, ecc e queste realtà hanno trovato realizzazione oggi  più che in ogni altro momento della nostra storia come nazione, perché dovremmo cambiare l'architetto di questa economia politica?”Quindi “il dibattito deve essere su quello che i rwandesi desiderano per il loro paese, e non ciò che gli altri desiderano per noi, anche se ben intenzionati,…e su ciò che costituisce il bene comune per tutti i rwandesi di oggi e per le generazioni future, rispetto a soluzioni obligate. Solo i rwandesi possono deceidere il loro destino e il futuro”.Riecheggiando il vecchio adagio Roma locuta, causa finita est si può dire che " ha parlato il prof. Nshuti, la questione è chiusa", si va verso la modifica costituzionale per il terzo mandato presidenziale.

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