Ogni anno, la Banca Mondiale stila una classifica dei paesi
dove è più facile fare impresa. Il rapporto denominato Doing Business, arrivato
quest’anno alla sua 12° edizione, fornisce un giudizio sui diversi paesi sulla
base di una serie di parametri che entrano in gioco nel momento in cui un
imprenditore intende avviare una nuova impresa. I parametri presi in esame sono
dieci: si va dalla facilità di avviare un'impresa, ai tempi di ottenimento di permessi
di costruzione all’accesso all’energia elettrica, dalla registrazione dei
titoli di proprietà all’accesso al credito fino alla tutela degli investitori
di minoranza e alla risoluzione degli
stati di insolvenza.
In questa
classifica che vede al primo posto Singapore, il Rwanda si posiziona al
46° posto, in miglioramento di due posizioni rispetto all’anno precedente, ben dieci posizione davanti all’Italia che è
solo 56°. Il confronto tra Rwanda e Italia è umiliante nell'accesso al credito 4° posto contro 89°, piuttosto che nella facilità di ottenere un permesso di costruzione (34° posto contro 116°) o nel carico fiscale complessivo (27° contro141° posto).
Nonostante il buon risultato complessivo, le autorità rwandesi si sono però lamentate con la Banca Mondiale per aver modificato senza preavviso la metodologia utilizzata nella stesura del Rapporto 2015, tanto da far dire a un responsabile rwandese " di aver spostato i pali della porta dopo che la palla aveva superato la linea". In particolare i nuovi criteri applicati hanno comportato una penalizzazione del Rwanda che secondo i vecchi modelli si trovava in 32° posizione nella classifica complessiva, corrispondente al 48° posto con i nuovi criteri; pesantemente penalizzante è stata la modifica dei requisiti presi in considerazione per quanto attiene l’avvio di un’impresa che vede il Rwanda classificato al 112° posto dal 72 ° precedente, che con la vecchia metodologia corrispondeva all’8 ° posto. Proprio su questo dato si sono incentrate le lamentele rwandesi.
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