Il telefonino ed il rubinetto
Mentre si fa un gran parlare dei progetti di sviluppo per l'Africa, argomento tornato all'ordine del giorno anche grazie alle discussioni nate attorno al Piano Mattei per l'Africa lanciato dal governo italiano, a volte è la quotidianità che ci costringe a misurarci con la realtà. E' quello che ci suggerisce quanto ci è capitato nel nostro primo giorno di missione. Nella capitale Kigali siamo riusciti a farci aggiustare in uno dei laboratori, on the road dove lavorano giovani e bravi tecnici, un telefonino portato dall'Italia che aveva perso il suono dopo qualche settimana dall'acquisto. In compenso nella struttura d'accoglienza, recentemente ammodernata, dove avevamo trascorso la notte i sanitari erano equipaggiati con rubinetteria di scarsa qualità e di pessima installazione: ad oggi nei nostri numerosi viaggi ruandesi non abbiamo mai trovato un rubinetto che non si muovesse. Altrettanto si può dire dell'impiantistica elettrica: le prese sono sempre in posizioni improbabili e per niente funzionali. Ecco, forse il problema dello sviluppo dell'Africa non è tanto di carenza di tecnici informatici, ma di idraulici ed elettricisti.
Kigali città sicura
Che Kigali sia una delle città più sicure al mondo è un dato riconosciuto e sperimentato. Ma quello che ci è capitato ad inizio missione testimonia anche di un senso civico dei suoi cittadini di cui la pulizia della città è uno solo dei tanti indicatori. Avevamo appena risposto nella tasca della nostra sahariana una coppia di chiavi appena duplicate in uno dei tanti negozietto tuttofare che s'incontrano in città, quando, fatti pochi metri, siamo stati avvicinati da dietro da un ragazzo che ci mostrava in una mano una chiave: una delle nostre che era fuoriuscita da un buco che si era creato nella tasca dove erano state riposte. Provate ad immaginare analogo comportamento in una delle nostre città italiane, dove il menefreghismo è elevato a sistema.