Semina a Kibali |
Nei giorni scorsi un rapporto del Ministero delle finanze e
della pianificazione economica ruandese evidenziava come il settore agricolo,
pur migliorato molto in diversi comparti, come le misure di controllo
dell'erosione e la disponibilità di input, sia ancora in ritardo rispetto
agli obiettivi del quarto piano strategico per la trasformazione
dell'agricoltura. In particolare, gli obiettivi non raggiunti includono la resa
delle principali colture per ettaro, tra cui mais, fagioli, patate irlandesi, grano
e semi di soia, che sono ancora bassi.
Ad esempio, nel 2019/2020, la resa media di mais per ettaro è stata di
1,6 tonnellate, 0,6 tonnellate per i fagioli, 8,3 tonnellate per le patate irlandesi,
1,0 tonnellate per il frumento e 0,5 tonnellate per la soia. Questa performance
è inferiore all'obiettivo che era di 2,1 tonnellate per ettaro per il mais, 1,5
tonnellate per i fagioli, 10,6 tonnellate per le patate irlandesi, 1,17
tonnellate per il grano e 0,73 tonnellate per ettaro per i semi di soia nello
stesso anno fiscale. Cogliamo l’occasione fornita da questi dati per soffermarci sulla resa delle patate, alla
luce della recente campagna di semina che come Associazione abbiamo sostenuto
presso le comunità Batwa di Kibali e di Miyove. Scorrendo i dati delle campagne
passate, balza evidente agli occhi la scarsa produttività di tali semine; nel
2019, infatti, a fronte di 3000 kg seminati si sono raccolti solo 6.498, kg, con
una resa di 2,166 kg. ogni kg seminato. Questo dato dovrebbe far riflettere e cercare
quali possano essere le cause di una così limitata resa, perché per gli stessi
parametri governativi tale resa dovrebbe attestarsi attorno al doppio, tenuto
conto che, secondo le informazioni in nostro possesso, per un ettaro di terreno
necessiterebbero 2,5 tonnellate di sementi. Al riguardo, visto che dalle foto
pervenute si evidenzia che vengono seminate le patate intere, ci permettiamo di
offrire alla riflessione dei tecnici locali quanto avviene alle nostre
latitudini, dove per la semina si procede alla suddivisione in due o più parti della patata da semina avendo l’attenzione che
ogni parte abbia una o più “occhi” che possano germogliare. E' evidente come se tale tecnica fosse applicabile anche in
Rwanda, la resa delle patate seminate avrebbe un'impennata.
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