"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 1 marzo 2019

Allarme del governo: bisogna aumentare gli sforzi volti a ridurre la povertà


A partire dal 2014, il processo di riduzione della povertà, che fino a quella data aveva evidenziato significativi risultati, ha denotato un rallentamento che ha messo in allarme le autorità ruandesi. A cominciare dal presidente Kagame che, in occasione di una recente visita alla Provincia del Sud dove ha incontrato gli opinion leader di tutta la regione, ha richiamato i responsabili di tutti i livelli dell'amministrazione  ad aumentare gli sforzi per contribuire a elevare gli standard di vita delle persone e trasformare il paese, invitando i residenti a sfruttare le diverse iniziative governative in atto per cambiare le loro vite in meglio.Il governo, per bocca del ministro per gli affari locali, Anastase Shyaka, ha invitato i leader locali ad aumentare gli sforzi volti a ridurre la povertà e ad accelerare lo sviluppo sostenibile.I contenuti progressi compiuti nella lotta contro la povertà negli ultimi quattro anni sono evidenziati dal confronto con i risultati conseguiti nei periodi 2006-11 e 2011-14. Infatti, l'Indagine sulle condizioni di vita domestica integrata, EICV 4, ha mostrato che i livelli di povertà sono diminuiti del 5,8 per cento, dal 44,9 per cento nel 2011 al 39,1 per cento nel 2014, il che ha fatto sì che circa 660.000 persone siano uscite dallo stato di  povertà. Anche la povertà estrema è scesa dal 24,1% al 16,3% nello stesso periodo. Tra il 2006 e il 2011 sono stati compiuti progressi ancora maggiori, che hanno fatto registrare al paese un calo della povertà del 12% dal 56,7% al 44,9%, con un milione di ruandesi usciti dalla trappola della povertà.  Tra il 2006 e il 2017, la povertà è diminuita del 18,5%, e quella estrema  del 19,8%. A fronte di questi dati, la quinta Indagine sulle condizioni di vita domestica integrata (EICV5), pubblicata nel dicembre 2018, indicava che il Rwanda aveva fatto pochi progressi nell'affrontare la povertà. Le cifre hanno mostrato che la povertà era scesa di appena lo 0,9 per cento, dal 39,1 al 38,2 per cento, tra il 2014 e il 2017.Anche la povertà estrema ha avuto  un calo marginale solo dello 0,3 per cento, dal 16,3 per cento al 16 per cento nello stesso periodo. I dati dell'EICV 5 trovano conferma anche nei risultati della valutazione dell'attuazione dell'Imihigo 2017/18 (contratti di prestazione): i due strumenti sono giunti a conclusioni simili e si sono completati a vicenda.
Il lento progresso degli sforzi contro la povertà negli ultimi anni può essere attribuito sia ai leader locali che ai residenti, secondo il professor Eric Ndushabandi, capo dell'Istituto di ricerca e dialogo per la pace, che ha recentemente redatto un documento sulla cultura politica in Rwanda."Ci sono notevoli carenze nella comunicazione politica, educazione civica e impegno civico da parte dei leader, e questo ha portato a una situazione in cui molti cittadini hanno attenuato il loro ruolo di responsabilità sociale", ha detto Ndushabandi, anche professore di scienze politiche presso il Università del Rwanda. A fronte dei programmi di protezione sociale messi in atto dal governo che hanno avuto un impatto positivo, si è assistito alla crescita di una cultura di dipendenza assistenzialistica da parte della popolazione, fino al punto che ci sono persone che non vogliono lasciare la propria classe di assistenza Ubudehe, in cui riceve assistenza dallo Stato,  per passare a quella superiore che gli farebbe perdere certi vantaggi. "Ma non si può essere dipendenti dal governo per sempre ", conclude il professore.

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