"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 17 novembre 2018

Sempre più giovani ruandesi studiano negli USA


Il Rwanda è tra i primi 5 paesi nell'Africa orientale e meridionale ad inviare propri studenti in America, secondo il rapporto Open Doors del 2018 sui dati di Scambio educativo internazionale rilasciato questa settimana.Negli ultimi 10 anni il numero di studenti ruandesi che studiano negli Stati Uniti è decisamente aumentato passando dai 465 studenti nell'anno scolastico 2011/12 ai 1.232 studenti nell'anno scolastico 2017/18.
Gli Stati Uniti sono in cima alla lista dei 5 paesi che ricevono la maggior parte degli studenti ruandesi, seguiti rispettivamente da Repubblica Democratica del Congo, India, Francia e Sudafrica, senza dimenticare come a fine 2017 erano 1.100 gli studenti ruandesi che studiavano nella sola Cina. 
Tratta dal libro Aiutiamoli a casa loro Il modello Rwanda, riportiamo qui di seguito  la parte dedicata all'istruzione universitaria in Rwanda.
A conclusione di dodici anni di studio e dopo aver superato l’esame finale, si può accedere all’istruzione terziaria universitaria, basata su un sistema di accumulazione di crediti e di un sistema modulare (CAMS) e su 7 livelli di diplomi: Livello 1 Certificato di istruzione; Livello 2 Diploma nell'istruzione superiore; Livello 3 Diploma Avanzato nell'istruzione superiore; Livello 4 Grado Ordinario; Livello 5 Laurea triennale con onore; Livello 6 Masters Degree e Livello 7 Dottorato. Gli studenti iscritti alle istituzioni terziarie ruandesi ammontavano nel 2016 a 90.803, pari a 787 studenti ogni 100.000 abitanti. Di questi il 43 per cento era iscritto alle sei facoltà statali, articolate su diversi rami di specializzazione, i cui centri di istruzione sono distribuiti sull’intero territorio nazionale. L’accesso all’università pubblica è supportata da un importante sostegno statale che arriva a garantire borse di studio al 76 per cento degli iscritti, anche se la scelta dei beneficiari non si sottrae a qualche rilievo critico circa certi favoritismi che tendono a privilegiare gli esponenti del nuovo gruppo dirigente del paese. La prima università istituita nel Paese, per opera dei padri domenicani, è stata l’Università Nazionale del Rwanda (NUR) attiva in Butare dal 1963, all’indomani dell’indipendenza. A fronte dei circa 1.800 laureati sfornati dalla NUR nei primi trent’anni di attività, nel solo anno accademico 2015/16 erano 8.473 gli studenti che concludevano il proprio corso di studi nelle sole università pubbliche, senza contare quelli che preferiscono le più accreditate università ugandesi di Kampala o quelle francofone di Goma, nel vicino Congo. Per non parlare dei numerosi studenti che beneficiano di borse di studio presso università straniere: a fine 2017 erano 1.100 gli studenti ruandesi che studiavano nella sola Cina. La popolazione universitaria è consistente, a testimonianza dell’aspirazione di molti giovani, anche con una forte componente femminile, pari al 33 per cento nelle università statali, a conseguire un titolo di studio come chiave di un futuro successo professionale. All’aumento della domanda ha fatto seguito un parallelo fiorire di università, molte di emanazione estera, la cui offerta non sempre di livello adeguato ha richiamato l’attenzione delle autorità di governo che hanno provveduto ad effettuare un approfondito audit, al cui esito alcuni di questi istituti si sono visti ritirare le relative licenze. Di recente anche l’offerta universitaria, fin qui a prevalente contenuto socio-economico, è stata arricchita di corsi coerenti con le previsioni di sviluppo della società ruandese. Sono stati infatti attivati corsi in scienze matematiche, in ingegneria tecnologica e, in linea con la priorità che il governo attribuisce al comparto minerario, in geologia e scienze minerarie. In realtà, non sempre le attese degli studenti si concretizzano per il livello ancora migliorabile dei corsi universitari e per la limitata domanda di lavoro da parte di un’economia ancora prevalentemente agricola. Senza dimenticare anche la scarsa disponibilità dei giovani laureati a mettersi in gioco in esperienze lavorative che ritengono non all’altezza del loro titolo di studio. Nel complesso, il sistema educativo ruandese, che assorbe circa il 18% del bilancio statale, è atteso ancora da diverse sfide. Si va dal miglioramento qualitativo degli studi di ogni livello, alla diffusione delle strutture scolastiche nelle campagne, fino all’innalzamento delle scuole di villaggio a standard meno lontani da quelli delle scuole cittadine, dove strutture, insegnanti e strumentazione didattica sono decisamente diversi. E’ il caso del diverso grado di diffusione tra le scuole cittadine e di villaggio dei lap top, tablet appositamente studiati per le realtà dei paesi in via di sviluppo: nel 2016 erano in circolazione nelle scuole primarie 189.000 laptop, uno ogni 13 alunni. Non da ultimo, lo sforzo educativo messo in campo dalle autorità dovrebbe anche riuscire a intaccare, col tempo, il tasso di analfabetismo sopra i quindici anni di età, che si attesta attorno al 35%, mentre il tasso di alfabetizzazione dai 15 ai 24 anni è aumentato al 78,8% nel 2015 dal 57,2% nel 2000, secondo gli Obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG).

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