"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


domenica 8 ottobre 2017

Kagame presenzia al centenario delle prime ordinazioni di sacerdoti rwandesi



Kabagayi: la tribuna delle autorità (foto Village Urugwiro)
Si è celebrato ieri a Kabagayi il Giubileo della prima ordinazione di  sacerdoti del Rwanda, Gafuku Balthazar da Zaza e Donat Reberaho nativo di Salva, avvenuta il 7 ottobre del 1917, diciassette  anni dopo l’arrivo dei primi missionari. Alla cerimonia hanno partecipato il presidente della Repubblica Paul Kagame e la First Lady Jeannette Kagame, unitamente a una folta delegazione di ministri del governo ruandese e altri ospiti provenienti da Tanzania, Burundi, Kenia. Erano presenti i vescovi rwandesi e il nunzio mons. Andrzej Józwowicz. Nell’occasione il presidente Kagame ha tenuto un importante discorso per sottolineare la preziosa eredità lasciata che quei primi sacerdoti, descrivendoli come pionieri nella registrazione e valorizzazione della cultura, della storia, del linguaggio ruandesi e della medicina tradizionale. Soprattutto è grazie a quei sacerdoti e ai loro confratelli che “possiamo ora conoscere la nostra storia scritta da ruandesi che lo fanno meglio degli stranieri” ha sottolineato Kagame. Ricordando il suo incontro con papa Francesco il 17 marzo scorso, il presidente rwandese ha detto che  "l'incontro si è rivelato un'opportunità per imparare dalla nostra storia. Questo ci ha aiutato a migliorare i rapporti tra la Chiesa cattolica e il Rwanda… Abbiamo in comune molte cose come  ruandesi e come persone lucide, oneste e degne che vedono lontano, anche nel nostro passato. Vogliamo una comunità ruandese che porti il segno e l'identità del proprio paese. Certamente, non voglio soffermarmi su quello che dobbiamo cambiare per andare avanti senza lasciare indietro nessun rwandese, completandosi e lavorando insieme ". Kagame ha inoltre ha riaffermato l’impegno a collaborare e lavorare con  gli uomini della Chiesa cattolica, per “soddisfare la volontà del Creatore che consiglia di utilizzare i talenti ricevuti a beneficio dei rwandesi”. Per questo raccomanderà ai ministri del governo di individuare i settori prioritari d’impegno della Chiesa cattolica in modo che il governo possa fornire il supporto necessario per conseguire i migliori risultati.
 Nel corso della cerimonia, il presidente della Conferenza Episcopale del Rwanda e vescovo di Huye, mons Philippe Rukamba, ha rinnovato la richiesta di perdono  per le colpe di cui si sono macchiati taluni esponenti del clero rwandese  durante il genocidio del 1994, ricordando altresì quei sacerdoti coraggiosi che hanno concorso a salvare tanti innocenti o morendo hanno perdonato i loro carnefici. Il vescovo Rukamba ha ricordato il tributo di sangue versato dal clero rwandese nel 1994, quando sono stati uccisi 135 sacerdoti, un terzo del clero rwandese, e quattro vescovi.Ha ringraziato i Missionari dell'Africa, i Padri Bianchi, che hanno fondato la Chiesa cattolica in Rwanda, ricordando quei primi 15 giovani, non ancora quindicenni, che dopo aver ricevuto il battesimo ed una prima educazione cristiana e scolastica, furono avviati agli studi per la formazione sacerdotale a Lubiya, in Tanzania. Solo più tardi, Jean-Joseph Hirt fondò i primi piccoli seminari in Rwanda, dove curare l’educazione dei giovani aspiranti al sacerdozio ma anche dei giovani che sarebbero entrati nelle professioni della vita civile.Mons: Rukamba ha poi ricordato alcuni preti che si sono distinti nella medicina tradizionale e nella cura in caso di morso di serpente, come il padre Thomas Bazaninsanga e padre Téléphone Kayinamura, piuttosto che nella ricerca delle radici storiche e culturali del paese, come padre Alexis Kagame, che ha lasciato una grande produzione in materia. Alla cerimonia erano presenti due testimoni di questo passato pioneristico: padre Eulade Rudahunga,  di 95 anni, con 64 nel sacerdozio e padre Charles Ndekwe, di 90 anni, con 61 anni nel sacerdozio, che sono stati presentati alla coppia presidenziale sulle loro carrozzelle e che hanno avuto in dono una mucca e un Bibbia. 

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