"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


mercoledì 20 settembre 2017

In Rwanda la lotta alla corruzione passa anche dalle denunce dei cittadini

Cartellone anticorruzione 
Come sostenuto dal suo presidente, Paul Kagame, il Rwanda, come qualsiasi altro paese, non può permettersi il lusso di scendere nella palude della corruzione: "una deriva grave per qualsiasi paese, ma ancora più devastante per l'economia di un paese in via di sviluppo come il Rwanda". Per questo, anche per smentire troppi luoghi comuni secondo cui l'Africa è la patria della corruzione, anche se poi certe legislazioni occidentali consentono alle proprie società  di appostare nei propri bilanci le tangenti pagate per fare affari in Africa, la lotta alla corruzione in Rwanda è particolarmente attiva ed efficace.Di recente sono state sottoposte ad indagine, da parte della procura generale,  30 istituzioni pubbliche per riscontrare se i  sospetti di appropriazioni indebite e cattiva gestione dei fondi pubblici denunciate  dall'ufficio del Revisori dei conti  trovassero riscontro, così come certe inerzie dei responsabili apicali a denunciare eventuali casi sospetti. La lotta alla corruzione può però contare in Rwanda sulla collaborazione dei cittadini che sempre più di frequente si rendono disponibili a segnalare casi corruttivi di cui vengono a conoscenza. In questo agevolati da una norma di legge che protegge tutti coloro che volontariamente  forniscono informazioni su fatti criminosi della specie, garantendo agli stessi un livello di riservatezza   sia in sede di denuncia che di testimonianza in tribunale. 
Come dicono in Rwanda, chiunque può fare un fischio al numero verde, il 199 che compare nel cartellone qui a fianco, per segnalare fatti di corruzione. Dai dipendenti di una determinata istituzione ai consulenti, dagli appaltatori fino ai fornitori di servizi, chiunque sia in possesso di informazioni preziose che possano condurre al perseguimento di coloro che abusano della fiducia pubblica  nella gestione delle risorse pubbliche non dovrebbe esitare a denunciare i fatti, consentendo alle autorità preposte di portare le prove in tribunale. L'Uffico del Difensore civico è autorizzato a  compilare regolarmente e rendere pubblico un elenco della vergogna senza attendere la pubblicazione di una relazione annuale, sperando che poi i media facciano la loro parte nel denunciare corrotti e corruttori.
Per concludere, la lotta alla corruzione in Rwanda trova un riscontro anche nell'Indice di percezione della corruzione (CPI)  2016 che vede il Rwanda al 50° posto al mondo, tra i primi quattro paesi africani più virtuosi, a confronto del 60° dell'Italia.

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