Survival International ,
una Ong britannica che lavora da molto
tempo a difesa dei diritti dei pigmei
che abitano le grandi foreste pluviali dell'Africa centrale, ha
denunciato in un Rapporto, "Come potremo sopravvivere? La distruzione delle tribù del bacino del Congo in nome della conservazione?" ripreso da Le Monde, i gravi
abusi perpretati dalle guardie forestali che prestano servizio, per conto del WWF e della Società di conservazione della fauna selvatica (WCS) dello zoo
di New York, nei vari parchi gestiti dalle due Ong.La gestione delle aree
protette, che si estendono nel sud-ovest del Camerun, nel Congo e nell'estremo sud-est della Repubblica Centrafricana, è spesso direttamente affidata a queste ONG da parte dei governi locali: il mandato comprende anche il contrasto del bracconaggio a cui sono appunto preposti i ranger del WWF e del WCS. In questa attività si commetterebbero diversi abusi sui pigmei che hanno già portato Survival, nel gennaio scorso, a presentare al riguardo una denuncia contro il WWF presso l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) per fatti accaduti in Camerun. Il Rapporto predisposto da Survival cita oltre 200 casi di violazioni dei diritti
umani in tre paesi del bacino del Congo contro due tribù indigene pigmee dei Baka e dei Bayaka, cacciatori-raccoglitori che hanno vissuto nelle foreste tropicali del bacino del fiume Congo per generazioni.Questi pigmei sono "espulsi illegalmente dalle loro terre
ancestrali in nome della conservazione ambientale. Mentre stanno cacciando
dentro e fuori di queste zone per nutrire le loro famiglie, i Baka e Bayaka
sono accusati di" rubare " devono subire ogni tipo di molestie,
vengono picchiati, torturati e uccisi " si legge nel rapporto.Survival, denunciando ciò che definisce un "colonialismo
verde" da parte di WWF ritiene che “le grandi organizzazioni di
conservazione debbano chiedere un"consenso libero e preventivo" per il coinvolgimento dei popoli locali nella protezione dei propri territori ". "L'evidenza dimostra che le popolazioni indigene sono
più consapevoli del loro ambiente rispetto a chiunque altro. Solo ascoltando i Baka e i Bayaka e proteggendo attivamente i loro diritti, le organizzazioni di
conservazione possono cessare gli abusi sistematicamente dettagliati in questa
relazione ".
"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI
martedì 26 settembre 2017
giovedì 21 settembre 2017
Al via un Fondo di 280 milioni di dollari per l'agricoltura africana e rwandese
Raccolta delle patate presso la comunità batwa di Kibali |
Il Rwanda è uno degli 11 paesi africani
selezionati per beneficiare di un fondo da 280 milioni di dollari, a sostegno dell'agricoltura del continente.L'intero ammontare è stato messo a disposizione, nell’ambito della Partnership for Inclusive Agricultural
Transformation in Africa (PIATA), dalla Fondazione di Bill & Melinda Gates, dalla Fondazione Rockefeller e dall'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo
Internazionale(USAID) coordinate dall'Alleanza per
una rivoluzione verde in Africa (AGRA), un'organizzazione che lavora per
migliorare l'output agricolo del continente. La Partnership PIATA è stata lanciata all’African Green
Revolution Forum (AGRF) tenutosi ad Abidjan,
Cote d’Ivoire, ad inizio mese. Obiettivo della PIATA è sostenere la
trasformazione agricola inclusiva in Africa, concorrendo al miglioramento dei
redditi e della sicurezza alimentare di 30 milioni di famiglie agricole di
piccoli proprietari in 11 paesi africani da qui
al 2021. I paesi interessati sono: Ghana, Nigeria, Mali, Burkina Faso,
Rwanda, Uganda, Kenya, Etiopia, Tanzania, Malawi e Mozambico. PIATA è solo
uno dei vari mezzi coi quali ciascuno dei partner sta sostenendo i paesi
africani per portare avanti la trasformazione agricola; i suoi partner
continuano, infatti, a fornire supporto attraverso percorsi che includono il sostegno
diretto alle agenzie continentali, agli enti governativi e ai partner
nazionali per il tramite delle rispettive reti operanti sul continente. Il partenariato permetterà ai partner di allineare e integrare
gli sforzi esistenti, fornendo nuovi investimenti nello sviluppo. Secondo la
relazione sullo stato dell'agricoltura del 2017, l'Africa necessita di
una rivoluzione agricola distinta e che colleghi milioni di piccole aziende alle
agro-imprese, creando catene di approvvigionamento alimentare esteso, posti di
lavoro e opportunità economiche per i grandi segmenti della
popolazione. L'agricoltura è ancora la migliore scommessa per la crescita
economica africana inclusiva e la riduzione della povertà che richiede, però, maggiori impegni politici e di finanziamento da parte del settore
pubblico e, soprattutto, di quello del settore privato e degli attori non statali che rivestono un'importanza fondamentale nello sviluppo dell'agricoltura e a sostegno della formulazione dei piani
agricoli nazionali nonchè dello sviluppo socio-economico nel suo complesso.
mercoledì 20 settembre 2017
In Rwanda la lotta alla corruzione passa anche dalle denunce dei cittadini
Cartellone anticorruzione |
Come dicono in Rwanda, chiunque può fare un fischio al numero verde, il 199 che compare nel cartellone qui a fianco, per segnalare fatti di corruzione. Dai dipendenti di una determinata istituzione ai consulenti, dagli appaltatori fino ai fornitori di servizi, chiunque sia in possesso di informazioni preziose che possano condurre al perseguimento di coloro che abusano della fiducia pubblica nella gestione delle risorse pubbliche non dovrebbe esitare a denunciare i fatti, consentendo alle autorità preposte di portare le prove in tribunale. L'Uffico del Difensore civico è autorizzato a compilare regolarmente e rendere pubblico un elenco della vergogna senza attendere la pubblicazione di una relazione annuale, sperando che poi i media facciano la loro parte nel denunciare corrotti e corruttori.
Per concludere, la lotta alla corruzione in Rwanda trova un riscontro anche nell'Indice di percezione della corruzione (CPI) 2016 che vede il Rwanda al 50° posto al mondo, tra i primi quattro paesi africani più virtuosi, a confronto del 60° dell'Italia.
Nuovo gruppo manifatturiero cinese sbarca in Rwanda
Stabilimento C & H Garments LTD (D.Nzohabonimana) |
L’avanzata degli investimenti cinesi in Rwanda nel comparto
manifatturiero prosegue in maniera spedita. E’ la volta dell'Huajian Group, importante esportatore cinese
di scarpe da donna di fascia alta , che ha firmato un memorandum d'intesa, il 10
settembre scorso a Kigali, che prevede un investimento complessivo di 1 milione
di dollari in 10 anni, con la creazione di 20.000 posti di lavoro. La fabbrica
rwandese è destinata alla produzione di scarpe, abiti, borse, ma anche
apparecchiature elettroniche. Alla fine dell'anno in corso, Huajian Group
intende formare i primi 200 addetti per avviare l'impianto nell'aprile 2018. Conosciuta
per i suoi grossi investimenti in Etiopia dove produce scarpe ora vendute sui
mercati occidentali, l'azienda afferma di essere stata attratta dalla qualità della governance. "Negli
ultimi tre giorni ho avuto l'impressione che il Rwanda assomigli a un qualsiasi
paese europeo, perché esiste un governo efficace, esercitante una buona
gestione", ha detto il presidente del Gruppo, Zhang Huarong. L’investimento
del Huajian Group fa seguito a quello, del tutto analogo, della società cinese C & H Garments LTD, anche questa attiva in Etiopia
come uno dei maggiori produttori di
scarpe dell'Africa sub-sahariana, che dal 2015 opera, nell’area industriale speciale di Kigali, con uno stabilimento dove si
producono capi di abbigliamento per l’export
e per il mercato interno, con una forza lavoro di un migliaio di addetti in
crescita, essendo prevista l’apertura di una nuova fabbrica con la creazione di
5.000 nuovi posti di lavoro. I
richiamati investimenti cinesi s’inquadrano nel progetto perseguito dalle
autorità rwandesi di rafforzamento del "Made in Rwanda", come strumento
per perseguite la propria strategia di
sviluppo del proprio mercato di esportazione di manufatti che affianchino i
tradizionali the e caffè. In linea anche con le raccomandazioni della Banca
Mondiale che nella sua ultima relazione sull'economia rwandese, pubblicata la
scorsa settimana, ha invitato il governo a riconoscere il potenziale di
crescita delle esportazioni di prodotti finiti a beneficio dell'intera
economia.
mercoledì 13 settembre 2017
Le prospettive dell'acquacoltura rwandese
Acquacultura a Muyanza |
Pesca tradizionale nel lago Muhazi |
Il Rwanda si è posto l'obiettivo di produrre 112.000
tonnellate di pesce all'anno entro la fine del prossimo quinquennio, quasi sei volte la produzione attuale, pari a
25.500 tonnellate che non coprono il fabbisogno di circa 40.000 tonnellate all'anno.
Per raggiungere questo obiettivo, diversi esperti hanno
chiesto investimenti sostanziali in settori prioritari, investimenti che
possono raggiungere i 20 milioni di dollari nei prossimi cinque
anni e riguardare la ricerca sull'acquacoltura, lo sviluppo delle competenze, lo sviluppo delle
infrastrutture e le abilità di produzione. Secondo il Rwanda Agriculture Board (RAB), tali
investimenti nel settore della pesca potrebbero sbloccare il potenziale di
pesca del Rwanda e contribuire a generare più di 2,5 miliardi di dollari in cinque anni; già ora il comparto garantisce circa 200.000 posti di lavoro, compresi quelli dell'indotto.
Alfred Niyonzima, proprietario della fattoria di pesce
Kirambo nel distretto di Nyamasheke, dove dispone di 12 gabbie di pesci, con 1.000
pesci ciascuno, in un'intervista a The New Times ha dichiarato che ha intenzione di investire in altre 20
gabbie ciascuna con capacità di ospitare 3.000 pesci.Una gabbia con 3.000 pesci ha un costo di circa 2.500 euro, ma può avere una resa di almeno 7.000 euro in sette mesi, sulla base di un prezzo al Kg di 3 euro e una resa di circa 700 chilogrammi per gabbia. Pur avendo il Rwanda un ricco patrimonio lacustre, e non mancando persone disposte ad avventurarsi in questo tipo di
allevamento, il settore è ancora frenato da un basso numero di persone con
le competenze necessarie nell'allevamento di pesci, da scarsità di piccoli di pesce e
mangime che, oltrettutto, sconta prezzi ancora elevati di circa Rwf800 ( 80 centesimi di euro) al kilogrammo che dovrebbe dimezzarsi per renderlo conveniente. .
Il dott. Wilson Rutaganira, del programma
dell'acquacoltura e della pesca della RAB, ha dichiarato che dovrebbero
essere previsti incentivi per aiutare gli agricoltori ad accedere ai piccoli di pesce e ai mangimi a
prezzi sovvenzionati.
Secondo lui, gli agricoltori stessi sono in grado di
produrre i pesci necessari se facilitati, citando l'Egitto che è riuscito a
raggiungere gli obiettivi di produzione di pesce in meno di cinque anni, disponendo di aree lacustri inferiori a quelle del Rwanda che dispone di 24 laghi che coprono circa l'8 per cento
della superficie totale del Rwanda.
Le principali specie di pesci che si trovano nei laghi rwandesi includono la Tilapia, il Pesce gatto africano, l'Haplochromis sp e la Rastrineobola argentea.
giovedì 7 settembre 2017
Il franco rwandese s'indebolisce sull'euro: cambio a quota 1000
mercoledì 6 settembre 2017
Se la malaria arriva in Italia e si scopre che non c'è un vaccino
Di fronte alla notizia della morte per malaria della bambina
di quattro anni che sta creando non poche preoccupazioni nell’opinione pubblica
italiana, causa principalmente l’incapacità da parte dei responsabili sanitari di
trovare la causa dell’infezione, risulta quanto mai interessante la riflessione dell’inviato di guerra de Il Giornale, Gian Micalessin. Riflessione che si riassume nel paradosso:prendila in Africa o in Asia e te la caverai in tre giorni al pari di un raffreddore. Se invece te la devono diagnosticare in Italia rischi di morire.
Un paradosso sperimentato sulla propria pelle da migliaia di abituali visitatori di paesi africani. Semmai va aggiunta un’ulteriore riflessione: appena un caso di malaria ci tocca da vicino si scopre che non esiste un vaccino per una malattia che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha celebrato il 25 aprile
il “World Malaria Day”, solo nel 2016 ha fatto
registrare, in tutto il mondo, 212 milioni di casi, con 429mila
morti. L’Africa rimane il continente più colpito, con il 90% dei casi
e il 92% delle morti.Come riferito dall'agenzia AGI, qui ancora oggi gran parte
della popolazione continua a soffrire, in maniera sproporzionata rispetto agli
altri continenti, di morti premature e di disabilità evitabili, causate
da una malattia che colpisce soprattutto le persone povere. Più a rischio
di tutti le donne in attesa e i bambini che vivono in condizioni svantaggiate,
con difficoltà di accesso e utilizzo dei servizi di prevenzione e cura.
domenica 3 settembre 2017
In via di ultimazione i lavori dell'acquedotto Rubaya-Kabugo
Stanno per concludersi i lavori del primo lotto dell'acquedotto di Rubaya-Kabugo, come documentato da queste foto. In settimana dovrebbero iniziare i lavori anche del secondo lotto che portera' l'acqua alla comunita' di Rubaya.
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