Segnaliamo questa interessante analisi di padre Giulio Albanese, grande esperto d'Africa, apparsa su Avvenire di sabato, dedicata alla tornata elettorale africana in cui è contenuto anche questo passaggio dedicato al Rwanda. Un'analisi, tutta ancora da riscontrare nella realtà, che nella sua estrema sintesi offre un elemento di speranza.
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sono elementi di novità che non andrebbero sottovalutati. Ad esempio, in un
paese come il Ruanda, nonostante la leadership ininterrotta (dal lontano 1994,
anno del genocidio) del regime di Paul Kagame – personaggio controverso, feroce
con i dissidenti e responsabile di pesanti ingerenze militari nel vicino ex
Zaire – si sta affermando un graduale processo di democratizzazione "dal
basso", frutto della lenta ma sicura maturazione di un’opinione pubblica
interna sensibile alla cittadinanza e al superamento dell’etnocentrismo
politico. Il fatto che il governo di Kigali continui a essere saldamente nelle
mani del Fronte patriottico ruandese (Fpr), grazie anche ai successi delle
politiche di modernizzazione messe in atto in questi anni dal regime, non
esclude scenari inediti alla narrazione giornalistica internazionale.Esiste, infatti, una
resistenza democratica locale fatta di piccole realtà rurali e cittadine,
espressioni eloquenti della società civile, che, con impegno e determinazione,
silenziosamente, contribuisce a modificare i meccanismi di relazioni
interetniche, rafforzando il ruolo socioeconomico dei territori e delle
comunità autoctone. Si tratta di reti di solidarietà che nascono soprattutto
tra i giovani e le donne, nuove mentalità di gestione e innovative pratiche di
management sociale; gruppi informali i cui attori mutano e si diversificano
costantemente, con una coscienza accresciuta dei loro diritti di cittadinanza".
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