"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 7 ottobre 2016

Il Parlamento Europeo a favore di V. Ingabire e del rispetto dei diritti umani in Rwanda

Il Parlamento europeo ha approvato nella sessione plenaria di ieri una risoluzione  sul Rwanda, e sul caso Ingabire in particolare, in cui si esprime profonda preoccupazione per lo stato dei diritti civili nel paese e, come riferisce un comunicato del Parlamento,  per il rifiuto della Corte suprema rwandese di accogliere l'appello e la conseguente condanna di Victoire Ingabire a 15 anni di reclusione e per il peggioramento delle condizioni della sua detenzione. In data 30 ottobre 2012, la signora Ingabire, Presidente delle forze democratiche unificate (UDF), è stata accusata di cospirazione per danneggiare le autorità con atti di terrorismo e di minimizzare il genocidio del 1994.Le autorità del Rwanda dovrebbero garantire che processo di appello di Victoire Ingabire sia giusto, dice il testo. I deputati condannano ogni atto di intimidazione, arresto, detenzione dei leader, iscritti e militanti del partito di opposizione, così come dei giornalisti e delle altre persone percepite come  critici del governo rwandese, solo per aver espresso le proprie opinioni.Riconoscendo che il Rwanda è uno dei pochi paesi africani che giocano un ruolo di primo piano nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, i deputati sollecitano il governo ad estendere questi risultati economici e sociali al campo dei diritti umani, al fine di completare la transizione verso una democrazia moderna e inclusiva.
Di seguito sono riportate le conclusioni della risoluzione, consultabile cliccando qui.
Il Parlamento Europeo ...... 
1. condanna con forza la natura politica dei processi, i procedimenti giudiziari a carico degli oppositori politici e l'anticipazione dell'esito del processo; esorta il governo ruandese a compiere progressi anche nel settore dei diritti umani, come già fatto in ambito economico e sociale, al fine di completare la transizione verso una democrazia moderna e inclusiva; sollecita le autorità del paese a garantire che il processo d'appello di Victoire Ingabire sia equo e conforme alle norme stabilite dal diritto ruandese e internazionale; sottolinea che i processi e le accuse a carico degli imputati non possono essere basati su leggi vaghe e imprecise e sull'utilizzo improprio delle stesse, come nel caso di Victoire Ingabire;
2. esprime profonda preoccupazione per il fatto che la Corte suprema del Ruanda ha respinto il ricorso in appello di Victoire Ingabire, condannandola a 15 anni di reclusione, come pure per il peggioramento delle sue condizioni di detenzione; ritiene che il processo d'appello condotto in Ruanda non fosse conforme alle norme internazionali, tra l'altro per quanto concerne il diritto di Victoire Ingabire alla presunzione di innocenza;
 3. sottolinea che la decisione di uscire dalla giurisdizione della Corte africana dei diritti dell'uomo e dei popoli presa dal Ruanda nel marzo 2016, vale a dire solo pochi giorni prima dell'udienza relativa al ricorso presentato da Victoire Ingabire, è circostanziale e mira a limitare l'accesso diretto di cittadini e ONG alla Corte;
 4. ricorda alle autorità ruandesi che l'UE ha espresso preoccupazione in merito al rispetto dei diritti umani e del diritto a un processo equo nel quadro del dialogo politico ufficiale con il Ruanda a norma dell'articolo 8 dell'accordo di Cotonou; chiede che il caso di Victoire Ingabire sia sottoposto a un riesame rapido, imparziale, basato sui fatti e a norma di legge, senza alcuna restrizione, influenza indebita, pressione o minaccia; chiede che i diritti di Victoire Ingabire siano garantiti in carcere, in particolare per quanto concerne l'accesso all'assistenza legale nonché a un regime alimentare e a un trattamento adeguati;
5. condanna qualsiasi tipo di intimidazione, arresto, detenzione o procedimento giudiziario nei confronti di leader o membri dei partiti di opposizione, attivisti, giornalisti e altri presunti oppositori del governo ruandese per il solo fatto di aver espresso le loro opinioni; esorta le autorità ruandesi, a tale riguardo, a rivedere e adeguare il diritto nazionale al fine di garantire la libertà di espressione, con particolare riferimento agli articoli 463 e 451 del codice penale, che limitano tale libertà;
6. invita il governo ruandese a dar prova della sua volontà di indagare sui presunti abusi commessi nei confronti di attivisti dell'opposizione e giornalisti nonché a garantire che i centri di detenzione militari siano conformi alle leggi del Ruanda e alle norme internazionali; sollecita le autorità ruandesi a rilasciare immediatamente tutte le persone e gli attivisti detenuti o condannati per il solo fatto di aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica, nonché a garantire la separazione dei poteri amministrativo, legislativo e giudiziario, e in particolare l'indipendenza della magistratura;
7. esorta le autorità del Ruanda a incrementare gli sforzi per indagare sui casi di Illuminée Iragena, John Ndabarasa, Léonille Gasengayire e delle altre persone che si teme siano state vittime di sparizione forzata, a rivelare dove si trovano e, se sono detenute, a rilasciarle o a processarle nonché ad assicurare un processo equo agli oppositori o contestatori del governo, effettivi o presunti, inclusi Frank Rusagara, Joel Mutabazi, Kizito Mihigo e i relativi coimputati;
8. sollecita le autorità ruandesi a garantire lo svolgimento di elezioni pacifiche, credibili e trasparenti nel 2017 e invita il governo a collaborare con l'opposizione in vista dello scrutinio; esprime il proprio sostegno a favore di una missione di osservazione elettorale dell'UE a lungo termine per le elezioni presidenziali del 2017, che si concentri sullo spazio politico e sulle libertà fondamentali; 9. ricorda alle autorità del Ruanda che la democrazia si basa su un governo pluralistico, un'opposizione funzionante, l'indipendenza dei media e della magistratura, il rispetto dei diritti umani e il diritto di espressione e di riunione; invita il Ruanda, in tale contesto, ad aprire il suo spazio politico, ad essere all'altezza di questi standard e a migliorare i suoi risultati in materia di diritti umani; si attende che il Ruanda attui le raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti alla libertà di riunione pacifica e di associazione (2014);
10. invita le autorità ruandesi a procedere con urgenza alla revisione della dichiarazione che consente a cittadini e ONG di presentare denunce dinanzi alla Corte africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, nonché a ripristinare e reintrodurre tale dichiarazione;
11. invita l'UE e i suoi partner internazionali a continuare a sostenere il popolo ruandese nel suo impegno a costruire la pace e la stabilità nel paese e nella regione nel suo complesso;
12. chiede alla Commissione di continuare a valutare con cadenza periodica il sostegno fornito dall'UE alle istituzioni governative del Ruanda, nell'ottica di garantire che tale sostegno promuova a pieno titolo i diritti umani, la libertà di espressione e di associazione, il pluralismo politico e la società civile indipendente;
13. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alle istituzioni dell'Unione africana, alla Comunità dell'Africa orientale, all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, agli Stati membri dell'UE, ai legali di Victoire Ingabire nonché al presidente del Ruanda.

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