"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


martedì 28 aprile 2015

Tensioni in Burundi e Nord Kivu con riflessi sul Rwanda

Sono ormai quasi 17.000, secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), i burundesi accolti in Rwanda. Fuggono dal loro paese per paura che la situazione precipiti, sull’onda delle violenze innescatesi alla vigilia delle elezioni presidenziali che vedono il presidente uscente, Pierre Nkurunziza, riproporre la propria candidatura  per un terzo mandato, che non sarebbe consentito dalle vigenti norme costituzionali. Alle violenze provocate dai   membri della Lega giovanile del partito di governo – Imbonerakure hanno fatto da contrappeso, negli ultimi giorni, manifestazioni popolari contro la candidatura presidenziale, contro la quale si  è espressa anche la Conferenza episcopale burundese. Nella giornata di domenica una manifestazione, tenutasi  nella capitale Bujumbura,  è stata duramente repressa da parte delle forze dell’ordine burundesi; secondo quanto riferito da un portavoce della locale Croce Rossa, ci sarebbero state almeno sei morti tra i manifestanti.
Altro fronte caldo è quello del Nord Kivu. Negli ultimi giorni le autorità congolesi hanno denunciato lo sconfinamento in territorio congolese di diversi soldati rwandesi, con un improvviso aumento della tensione nella delicatissima linea di confine dove focolai di guerra non sono mai stati veramente spenti, nonostante il dispiegamento del Monusco, il più grande contingente di forze dell’ONU, forte di circa 20.000 uomini. I rapporti tra il Congo e il  Rwanda sono tesi ormai da tempo. La RDC è stata invasa dalle truppe rwandesi nel corso delle due guerre del Congo (1996-1997 e 1998-2003), e, successivamente Kigali, appellandosi sempre alla presenza in loco delle milizie delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda- FDLR, i profughi hutu accusati d’essere gli autori degli eccidi del 1994,  ha sostenuto diverse milizie tutsi congolesi attive negli ultimi anni nel Nord Kivu, la cui manifestazione più recente è stato il Movimento 23 marzo (M23), sconfitto militarmente nel novembre 2013 dal Monusco e dall’esercito congolese, ma, secondo recenti rumors, in fase di ricostituzione in Uganda sotto altre sigle.Il Nord Kivu, con il suo enorme patrimonio di materie prime, non ha mai cessato di alimentare gli appetiti delle autorità rwandesi che sullo sfruttamento commerciale dei minerali congolesi hanno costruito parte dello sviluppo economico del paese.

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