"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 19 giugno 2010

Il Rwanda rinuncia a un prestito del FMI

In netta controdendenza rispetto alle politiche di quasi tutti i paesi  africani, le autorità di governo del Rwanda hanno deciso, nei giorni scorsi, di rinunciare  a un prestito del Fondo monetario internazionale, confermando la volontà, più volte espressa di affrancarsi il più possibile dalla dipendenza degli aiuti esteri.Il FMI si limiterà ad assicurare, per il prossimo triennio, un supporto consulenziale alla politica economica del governo di Kigali così da"consolidare la stabilità macroeconomica e ridurre la dipendenza del Ruanda nei confronti degli aiuti internazionali".Dopo tre prestiti consecutivi accesi presso il Fondo negli anni passati, l'ultimo dei quali era stato concesso nel 2006 ed erogato completamente nel 2009, il paese ha deciso di non chiederne di nuovi e semmai cercare di  rimborsare quelli in essere.Secondo le stime dell'FMI, il debito estero del Rwanda dovrebbe raggiungere il 16,4% del PIL alla fine del 2010, contro il 14,4% a fine 2009. Nel complesso la politica economica rwandese ha raccolto l'apprezzamento dei responsabili del FMI, anche se, come recita un comunicato del Fondo  "nonostante questo successo, permangono notevoli sfide quali una certa vulnerabilità conseguente al basso gettito fiscale, la permanenza di vincoli strutturali alle esportazioni e l'alta dipendenza dagli aiuti esteri, senza dimenticare il possibile richio inflazionistico". Anche se la rinuncia potrebbe essere letta come un'abile mossa d'immagine, non bisogna sottovalutare il significato di una scelta che sembrerebbe andare nella giusta direzione per un paese che orgogliosamente vuole riaffermare  la volontà di inccamminarsi  sulla strada dello sviluppo facendo conto solo sulle proprie forze.

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