"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


martedì 20 agosto 2024

Veramente un seggio permanente per l'Africa nel Consiglio di sicurezza ONU non ha senso?

Intervenendo oggi su La Nuova Bussola Quotidiana, la nota africanista Anna Bono sottopone ad una serrata critica la recente proposta del segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, di riconoscere all’Africa un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza, ritenendola una proposta non realizzabile. Tale riconoscimento origina dal fatto, secondo il segretario ONU, che “Non possiamo accettare che il principale organismo mondiale per la pace e la sicurezza non abbia una voce permanente per un continente di oltre un miliardo di persone, né possiamo accettare che le opinioni dell’Africa siano sottovalutate sulle questioni di pace e sicurezza sia nel continente che nel resto del mondo". La dottoressa Bono contesta a Guterres di “aver scelto di farsi portavoce, come ormai succede quasi sempre, della narrazione che presenta un continente, l’Africa, come eterna vittima di torti che è ora di raddrizzare e di ingiustizie storiche che è tempo di sanare”. Passa quindi a criticare la proposta con motivazione che non ci paiono particolarmente convincenti. Scrive , infatti, “l’Unione Africana da tempo reclama non uno, ma due seggi permanenti per l’Africa e altri due non permanenti oltre ai tre attuali. Il presidente dell’Assemblea generale Onu, Dennis Francis, e altri funzionari Onu hanno accolto con favore le parole di Guterres e la sua proposta, senza fermarsi a riflettere sulle sue premesse e sulle sue conseguenze. Però, se parliamo di continenti, allora anche l’America del Sud non ha un seggio permanente e nemmeno l’Oceania. Ne ha uno l’Asia, ma i 47 stati asiatici è escluso che si ritengano adeguatamente rappresentati al Consiglio di Sicurezza perché il 48°, la Cina, ne è membro permanente. Quanto all’Africa, dando per certo che i suoi 54 paesi non riescano a concordare sull’individuazione di uno che li rappresenti tutti, la scelta potrebbe cadere sull’Unione Africana. Quindi anche l’Unione Europea potrebbe a sua volta reclamare un seggio permanente, cosa che Italia e Paesi Bassi in effetti avevano in passato suggerito.” L’esempio ci pare improprio perché tutti gli altri continenti hanno Paesi che anche singolarmente sono in grado di far valere il proprio peso politico nel consesso internazionale, cosa non riscontrabile tra i Paesi africani che da soli non sono in grado di dare voce ad un continente. L’esempio dell’Unione Europea è addirittura fuorviante: nel Consiglio di Sicurezza è già presente la Francia con diritto di veto, senza dimenticare la Gran Bretagna che pur uscita dall’UE fa pur sempre parte dell’Europa. Da ultimo la Bono paventa che “in questa fase storica caratterizzata da una rivolta contro l’Occidente resa più minacciosa dall’esistenza di un potente fronte interno antioccidentale, aumentare i seggi permanenti significa indebolire l’Occidente che già in Assemblea Generale fa sempre più fatica a difendere i suoi principi e le sue conquiste materiali e morali, dei quali tutto il mondo finora ha beneficiato.” Nel momento in cui l’Occidente sta perdendo terreno in Africa a favore di altri protagonisti, a partire dalla Cina e dalla Russia per arrivare alla Turchia ed ad altri Paesi asiatici, ci pare che ostacolare le aspirazioni dell’Unione Africana a far ingresso nel Consiglio di Sicurezza sia per l’Occidente un ulteriore autogol. Francamente non riusciamo a comprendere perchè l'afro-scetticismo che spesso connota gli interventi sull’Africa della dottoressa Bono si spinga fino al punto di negare all'Unione Africana questa possibilità che consentirebbe ad un intero continente di far arrivare la propria voce al resto del mondo. 

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