"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI
sabato 25 settembre 2021
Se l'africanista non sa cogliere i segni di speranza che vengono dall'Africa
pervenire ai Paesi poveri più di due miliardi di dosi, privilegiando 92 Stati a reddito basso e medio basso, in gran parte africani, l’autrice si lancia in una severa reprimenda verso i futuri destinatari, incapaci, a suo dire, di far buon uso di questa generosità. In particolare, sottolineando come i Paesi africani abbiano lasciato scadere milioni di dosi, per carenze dei locali sistemi sanitari e per scarsa volontà degli abitanti di vaccinarsi. Per poi stigmatizzare come questi destinatari tanto "poveri" non siano, visto che sono ricchissimi di risorse naturali, ma le loro ricchezze sono concentrate nelle mani dei loro capi, citando il caso scandaloso della Guinea Equatoriale dove le ricchezze prodotte dal petrolio sono appannaggio della famiglia presidenziale. Ci pare che l’analisi della Bono, spesso severa con le dinamiche che muovono la vita dei Paesi africani, sia piuttosto ingenerosa nei giudizi e, per certi versi, parziale nell’analisi della realtà. Per cominciare scrivere che”in Africa, su poco meno di 1,4 miliardi di abitanti, i casi superano di poco gli otto milioni e i morti registrati sono 208mila”, senza dire come si sia riusciti a contenere a tali livelli il numero dei morti ( una volta e mezza quelli italiani) appare eccessivamente sbrigativo.
lunedì 20 settembre 2021
Non di solo pane…adottiamo una comunità di clarisse in Rwanda
Abbiamo fatto nostro l’appello del card. Robert Sarah quando, sottolineando come "quasi tutte le organizzazioni caritative in Africa sono impegnate unilateralmente ed esclusivamente nella risoluzione delle situazioni di povertà materiale” ci ricorda, da uomo di Chiesa e grande figlio dell’Africa, che “l’uomo non vive di solo pane" e bisogna quindi " incoraggiare a continuare a costruire chiese e seminari e a fornire aiuti per la formazione di sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi”. Per questo, come Associazione Kwizera Odv intendiamo proseguire nell’opera di sostegno del monastero delle clarisse di Nyinawimana, la cui realizzazione fu, a suo tempo, fortemente sostenuta dalla vecchia Associazione Kwizera onlus (vedi qui la storia della sua realizzazione).
Grazie alla proficua collaborazione instauratasi sin dall’inizio con sorella Marie Regine, responsabile della piccola comunità formata da altre sei sorelle, complice anche il suo ottimo italiano appreso nei due anni trascorsi ad Assisi agli inizi del suo percorso vocazionale, è stato abbastanza facile avviare da remoto dall’Italia, con continui scambi via email, l’allevamento di capre e successivamente curare, a completamento della piccola fattoria conventuale, la realizzazione di una stalla. Anche se per il completamento della struttura claustrale manca ancora la realizzazione della cappella, in grado di accogliere anche i visitatori, e di un’altra ala del monastero, la vita della clausura, dopo la frenetica fase inziale, ha ormai assunto una sua normalità, scandita da momenti di preghiera e di lavoro. Da parte nostra ci piacerebbe suscitare attorno a questa piccola comunità un gruppo di amici sostenitori che, anche in forma contenuta come potrebbe essere una donazione di 100 euro annuali, garantiscano un sostegno continuativo a queste sorelle, in una sorta di adozione spirituale a distanza. Chi fosse interessato potrà segnalare la propria adesione al nostro indirizzo mail kwizeraodv@gmail.com e procedere al relativo versamento sul conto corrente dell’Associazione: Iban IT46X0521652160000000001451. Da parte loro le sorelle clarisse, oltre a contraccambiare questa vicinanza con la preghiera, non mancheranno di far conoscere ai propri benefattori, attraverso l'annuale lettera di fine anno, i momenti più significativi della vita della comunità.
mercoledì 8 settembre 2021
Quanto guadagnano gli abitanti di Kigali
In un articolo del The New Times in cui si trattava il problema della carenza di abitazioni al crescere della popolazione ruandese, venivano riportate notizie interessanti circa il livello di reddito degli abitanti della capitale. A Kigali, secondo le statistiche del National Institute of Statistics, circa il 54% degli abitanti sono persone a basso reddito che guadagnano tra $ 38,0 e $ 225 al mese, al cambio attuale dai 32 ai 191 euro e dai 38.000 ai 225.000 franchi ruandesi. Un 13% degli abitanti della capitale guadagna però meno di 38 dollari al mese. Il gruppo a reddito medio rappresenta il 21% degli abitanti, con un reddito mensile ricompreso tra $ 225 e $ 678. Le famiglie ad alto reddito rappresentano meno del 12% di tutti gli abitanti delle città, con guadagni che superano i 678,0 dollari. Naturalmente questa è la fotografia della capitale che non riflette la situazione delle altre città periferiche ruandesi e, soprattutto, dei villaggi, dove la stragrande maggioranza della popolazione è ricompresa nella fascia che non raggiunge i 38 dollari.