"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


martedì 17 marzo 2020

Alla fine il coronavirus arrivò anche in Rwanda

Controlli nelle scuole

Alla fine il coronavirus è arrivato anche in Rwanda. Così, al di là delle notizie riportate dalla stampa locale, ce lo comunica un amico ruandese:
Come ce l’aspettavamo, la speranza di resistenza è durata pochissimo; la situazione non è retta a lungo; la nostra è precipitata in un attimo dopo la scoperta del primo caso del Covid-19 sul territorio nazionale. Si tratta di un cittadino indiano arrivato da Mombay. Per il momento i casi sarebbero saliti a 5 (dei
Controllo dei turisti prima della visita al Parco dei gorilla
quali 2 connazionali) in due giorni. Questo ha fatto scattare il piano di emergenza di livello 2, cioè l’interdizione dei raduni di ogni genere (ad eccezione dei mercati, delle banche e degli uffici pubblici), la chiusura delle scuole e delle università e il rientro a casa degli alunni di tutti gli  internati. Per il momento non è facile viaggiare a causa dei numerosi ragazzi che rientrano a casa. Il trasporto pubblico e privato rimane dunque in servizio, ma temiamo che sia solo per permettere ai ragazzi di tornare a casa. Queste misure dovrebbero durare in teoria due settimane per poter individuare tutti gli eventuali contagi partiti dal malato. In tutta l'Africa si contano un po' più di 130 malati del maledetto virus.
Così anche noi purtroppo ci aggiungiamo alla lunga lista di quanti sono direttamente coinvolti nella psicosi e nella paralisi mondiale attuali. Continuiamo ad unire le nostre preghiere a quelle di tutti i credenti perché quest’incubo finisca presto. Con l’aiuto di Dio ce la faremo; ancora una volta coraggio!

 A questa mail ricevuta ieri sera aggiungiamo gli aggiornamenti rilasciati dalle autorità questa mattina.
Il numero dei  casi di coronavirus in Rwanda è salito a sette. I casi recenti includono quello di una donna ruandese il cui marito si è rivelato positivo per il coronavirus domenica al rientro da un  viaggio nelle Isole Figi, negli Stati Uniti e in Qatar.L'altro è un nativo tedesco di 61 anni che è arrivato in Rwanda il 13 marzo, dalla Germania via Istanbul.Secondo la dichiarazione del ministero, l'uomo tedesco inizialmente non ha mostrato sintomi, ma ha sviluppato tosse e si è recato in una struttura sanitaria il 15 marzo da dove è risultato positivo."Tutti i pazienti confermati positivi al coronavirus rimangono in trattamento in condizioni stabili, isolati da altri pazienti", riferisce il ministero, aggiungendo che è in corso il tracciamento di tutti i loro contatti. Domenica,  altre quattro persone si sono dimostrate positive  - tre cittadini ruandesi e un ugandesi - tre dei quali al rientro da viaggi all'estero, mentre uno solo non era uscito dal Paese. 

I casi recenti fanno seguito al  primo caso evidenziatosi sabato in capo a un cittadino indiano arrivato da Mumbai, in India, l'8 marzo, che non aveva mai mostrato sintomi  fino al 16 marzo, quando è risultato positivo.
Il governo ha esortato i residenti a continuare a osservare le istruzioni delle autorità sanitarie, in particolare lavarsi le mani regolarmente, evitare incontri di grandi dimensioni e segnalare eventuali sintomi.Scuole, servizi ecclesiali e messe, conferenze e altri eventi, sono stati posticipati, temporaneamente chiusi o cancellati, mentre i datori di lavoro sono stati invitati a lasciare che i loro dipendenti lavorassero da casa.Queste misure resteranno in vigore, per ora, fino al 30 marzo.
Molti paesi africani continuano a registrare nuovi casi.
Tanzania e Somalia hanno confermato i loro primi casi lunedì.
Altre nazioni africane che hanno segnalato casi di virus includono Marocco, Tunisia, Egitto, Algeria, Senegal, Togo, Camerun, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Sudafrica, Nigeria, Costa d'Avorio, Gabon, Ghana, Guinea, Sudan, Kenya ed Etiopia.

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