"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


venerdì 10 maggio 2019

La storia di Noel, il ruandese che ha vinto la maratona di Trieste

Noel al traguardo (foto Corriere)
Questa è la storia, raccontata dal Corriere, del ruandese Noel Hitimana, vincitore della  24esima Trieste Half Marathon.
Che dovesse correre a Trieste l’ha saputo una settimana fa. Dopo l’altolà agli atleti africani, i timori di sfruttamento e caporalato nell’atletica, gli organizzatori  hanno chiamato un pugno di runner di colore. Noel Hitimana si è presentato alla 24esima Trieste Half Marathon e ha tagliato il traguardo da solo dopo un’ora 3 minuti 28 secondi. Noel, che vive  a Siena dagli inizi di aprile, fa parte del gruppo di atleti,  5 ruandesi e 9 keniani, 10 uomini e 4 donne, gestiti da Enrico Dionisi, manager storico del running . Paolo Traversi è invece colui che l’ha scoperto in Africa. «Ha iniziato a correre tardi, quattro anni fa. Quest’anno ha fatto i mondiali di cross, poi è venuto con noi». 

Infanzia difficile, a 4 anni, durante i terribili mesi del 1994, perde il padre e sei fratelli e viene cresciuto dalla mamma. Non può andare oltre le elementari e , spinto dalla sua passione per il ballo,  diventa danzatore dell’Urukerereza, il balletto nazionale. Ma quando vede la Kigali International Peace Marathon, la gara più importante della nazione, decide che il suo futuro è nella corsa. «Non una scelta scontata — aggiunge Traversi —. Il Rwanda dal punto di vista sportivo è il più europeo dei Paesi africani. I bambini giocano a calcio, fanno ciclismo, basket e volley».Inizia a fatica la sua avventura di atleta, fino a quando, nel maggio dell’anno scorso si aggiudica la mezza maratona di Kigali, che gli dischiude la possibilità di essere ingaggiato all’estero. «La prima gara che ho fatto in Italia è stata a Roma, 22 chilometri alla maratona», racconta. Noel è un buon atleta, non ancora un campione. Nella Capitale ha fatto da lepre, i corridori che tirano per far fare il tempo alle star. Poi ha gareggiato in Bosnia, una 15 km in Francia e ora l’exploit a Trieste. Una gara ogni quindici giorni, a volte anche ogni settimana. Noel starà in Italia fino a giugno, poi ritornerà in autunno. In questi mesi deve ottimizzare energie e incassi. Uno come lui prende in media dai 500 ai 700 euro a competizione. A Trieste gli hanno pagato l’ingaggio, a volte in palio c’è un montepremi. «Ho letto alcune cose sbagliate — commenta il suo rappresentante Traversi —. I contratti sono depositati, c’è un tetto massimo del 15% per i manager fissato dalla Iaaf. Il problema è che gli atleti africani sono tanti e così la retribuzione si abbassa». Noel ora vede il suo futuro più roseo. «Voglio vincere ancora a Kigali, questa volta nella maratona. Quando smetto mi piacerebbe fare l’allenatore. E anche riprendere a studiare». Intanto lui e gli altri quattro coinquilini ruandesi di Siena hanno chiesto soltanto una cosa al loro manager. Di stampare sulla T-shirt un logo Kwibuka25, per non dimenticare la strage di un quarto di secolo fa.

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