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Noel al traguardo (foto Corriere) |
Questa è la storia,
raccontata dal Corriere, del ruandese Noel Hitimana, vincitore della 24esima Trieste Half Marathon.
Che dovesse correre a Trieste l’ha saputo una settimana fa.
Dopo l’altolà agli atleti africani, i timori di sfruttamento e caporalato
nell’atletica, gli organizzatori hanno chiamato un pugno di runner di colore. Noel Hitimana si è presentato alla 24esima Trieste Half
Marathon e ha tagliato il traguardo da solo dopo un’ora 3 minuti 28 secondi. Noel, che vive a Siena dagli inizi di
aprile, fa parte del gruppo di atleti, 5 ruandesi e 9 keniani, 10 uomini e 4 donne, gestiti da Enrico Dionisi, manager storico del running . Paolo
Traversi è invece colui che l’ha scoperto in Africa. «Ha iniziato a correre tardi,
quattro anni fa. Quest’anno ha fatto i mondiali di cross, poi è venuto con
noi».
Infanzia difficile, a 4 anni,
durante i terribili mesi del 1994, perde il padre e sei fratelli e viene cresciuto dalla mamma. Non può andare oltre le elementari e , spinto dalla sua passione per il ballo, diventa danzatore dell’Urukerereza, il balletto nazionale. Ma quando vede la
Kigali International Peace Marathon, la gara più importante della nazione,
decide che il suo futuro è nella corsa. «Non una scelta scontata — aggiunge
Traversi —. Il Rwanda dal punto di vista sportivo è il più europeo dei Paesi
africani. I bambini giocano a calcio, fanno ciclismo, basket e volley».Inizia a fatica la sua avventura di atleta, fino a quando, nel maggio dell’anno scorso si aggiudica la mezza maratona di Kigali, che gli dischiude la possibilità di essere ingaggiato all’estero. «La prima gara che ho fatto in Italia è stata a Roma, 22 chilometri
alla maratona», racconta. Noel è un buon atleta, non ancora un campione. Nella
Capitale ha fatto da lepre, i corridori che tirano per far fare il tempo alle
star. Poi ha gareggiato in Bosnia, una 15 km in Francia e ora l’exploit a
Trieste. Una gara ogni quindici giorni, a volte anche ogni settimana. Noel
starà in Italia fino a giugno, poi ritornerà in autunno. In questi mesi deve
ottimizzare energie e incassi. Uno come lui prende in media dai 500 ai 700 euro
a competizione. A Trieste gli hanno pagato l’ingaggio, a volte in palio c’è un
montepremi. «Ho letto alcune cose sbagliate — commenta il suo rappresentante
Traversi —. I contratti sono depositati, c’è un tetto massimo del 15% per i
manager fissato dalla Iaaf. Il problema è che gli atleti africani sono tanti e
così la retribuzione si abbassa». Noel ora vede il suo futuro più roseo. «Voglio vincere
ancora a Kigali, questa volta nella maratona. Quando smetto mi piacerebbe fare
l’allenatore. E anche riprendere a studiare». Intanto lui e gli altri quattro
coinquilini ruandesi di Siena hanno chiesto soltanto una cosa al loro manager.
Di stampare sulla T-shirt un logo Kwibuka25, per non
dimenticare la strage di un quarto di secolo fa.