"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


giovedì 4 aprile 2013

Una giovane ugandese lancia il Made in Italy alimentare a Kigali

Si  chiama Harriet Ascham,  ugandese di 30 anni con alle spalle una laurea in Business administration a Kampala , dopo un'esperienza di lavoro con una società italiana in Uganda si è trasferita a Kigali per dar vita a un'iniziativa commerciale particolare. A Kicukiro ha aperto un negozio con l'insegna Made in Italy dove si possono trovare bevande e prodotti alimentari provenienti dal bel paese. La stessa Acham così racconta la sua avventura a The New Times:"Sono venuta in Rwanda per la prima volta da turista nel 2008.  Dopo aver lavorato per una società italiana in Uganda, dove ho avuto modo di  interagire con i clienti che venivano dal Rwanda per acquistare prodotti italiani, sono stati gli stessi clienti rwandesi a suggerirmi l'apertura di una succursale qui, convinti che si sarebbe potuto rivelare un business redditizio; in effetti credo sia stata una mossa giusta". "Prima di iniziare l'attività, sono venuta qui e ho fatto qualche ricerca di mercato, quindi  sono tornata in Uganda e ho venduto l'idea al mio capo che si è detto disposto a dar vita all'iniziativa a patto che fossi venuta a stare  in Rwanda."Il primo negozio Made in Italy Rwanda Ltd, di cui Harriet detiene il cinque per cento del capitale,  ha aperto le sue porte nel 2009 nel quartiere di  Kicukiro.L'iniziativa è partita lentamente perchè i rwandesi benestanti, abituati ai prodotti belgi e del Sud Africa, hanno avuto bisogno di un po' di tempo per conoscere e apprezzare la qualità dei prodotti italiani e, soprattutto, abituarsi ai  loro prezzi non proprio da discount. Comunque dopo il necessario rodaggio, il business è decollato; a fianco dei  prodotti provenienti direttamente dall'Italia, nel negozio vengono venduti anche  alcuni prodotti, come il formaggio, ricotta fresca o mozzarella e gelato, prodotti localmente con metodologia italiana. Dopo il primo negozio a Kicukiro è stata la volta di un altro negozio in città. Complessivamente Harriet ha otto collaboratori che l'aiutano nell'attività e anche a trattare con i clienti, in quanto lei conosce solo poche parole di Kinyarwanda, la lingua locale che sta imparando poco alla volta.Alla luce della positiva esperienza vissuta, Harriet si sente di dare qualche consiglio alle donne. Facendo affidamento sulle proprie qualità e su qualche piccolo prestito iniziale, possono intraprendere attività commerciali o artigianali che le rendano indipendenti, senza dimenticare, aggiunge saggiamente, " che per una donna il lavoro non deve assorbire troppo tempo  se si vuole pernsare anche alla propria famiglia".

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