"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 1 dicembre 2012

Attualita' di una spy story di Le Carré sul Kivu

“Un solo Kivu, Salvo figlio mio…In pace con se stesso, sotto la bandiera del Congo, con la benedizione del Signore…Libero dalla peste  dello sfruttamento straniero, ma disposto ad assorbire coloro che vogliono sinceramente condividere il dono divino delle sue risorse naturali e l’illuminazione della sua gente…Prego solo che tu viva abbastanza a lungo da vedere l’alba di quel giorno, Salvo, figlio mio.”Questo l’auspicio che Salvo, il “Figlio del peccato" di un missionario irlandese e di una ragazza congolese, porta con sé, dopo una sofferta infanzia trascorsa in un istituto religioso nella provincia del Kivu, e poi nella sua adolescenza in Inghilterra, dove ha perfezionato i suoi studi e si è  sposato con una giovane giornalista in carriera.Bruno Salvador,  detto Salvo,  è il protagonista di un romanzo, Il canto della missione, ed. Mondatori 2007, del noto scrittore di spy story, John Le Carré, dove il Kivu e il suo tragico destino fanno da sfondo all’intera storia. A ventotto anni, Salvo è uno stimato e richiestissimo interprete di lingue africane, delle quali conosce le più sottili sfumature, e sono in molti a richiedere i suoi servigi, compreso il governo britannico e le sue agenzie, sevizi segreti compresi. E' proprio per conto di  questi che viene coinvolto in un summit segreto, che si tiene in una sperduta isola del Mare del Nord, tra un leader africano che intende realizzare un colpo di stato nel Kivu e tre signori della guerra che dovrebbero supportare il colpo di stato: un esponente dei banyamulenge i tutsi congolesi, un altro dei  mai mai e il terzo un ricco signore, educato in Francia,  esponente degli imprenditori di Bukavu.Facendo da interprete,  durante gli incontri ufficiali,  ma soprattutto origliando anche le confidenze  che i protagonisti si scambiano, off the record, utilizzando di volta in volta le lingue locali - il kinyamulenge piuttosto che il kinyarwanda, lo shi o lo swahili- convinti che nessuno li possa capire, Salvo  apprenderà  i reali obiettivi del summit. La presa del potere da parte del nuovo  leader, oggetto ufficiale del summit, non  è altro che la copertura che serve ad un consorzio straniero per appropriarsi delle ricchezze della zona. Questa scoperta cambierà l’esistenza  di Salvo che, una volta rientrato  a Londra dal  summit,  in uno slancio idealistico, tenta il tutto per tutto per sventare le trame dei protagonisti del summit che getterebbero nella guerra civile la sua terra d’origine relegandola a un destino ben lontano dal sogno del vecchio padre.Pagherà di persona questo suo impegno civile, in compenso il colpo di stato programmato non avrà luogo.Al di là di un finale che lascia un po’ di amaro in bocca, il romanzo potrà essere gustato da chi conosce un po’ i luoghi e la storia di quella travagliata zona ai confini tra Rwanda e Congo.

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