Ricorre oggi il cinquantesimo anniversario della pubblicazione
dell’enciclica di Paolo VI Populorum Progressio. Rileggerla oggi colpisce per la sua profetica attualità (un'ampia sintesi e un interessante commento si può trovare cliccando qui ). Anche una superficiale conoscenza della realtà africana fa apprezzare la profondità dell'analisi della situazione contenuta nell'enciclica e il realismo di molte delle proposte lì formulate. Soprattutto, risulta ancora sfidante l'appello finale di Paolo VI "Ai
Nostri figli cattolici appartenenti ai paesi più favoriti Noi domandiamo
l’apporto della loro competenza e della loro attiva partecipazione alle
organizzazioni ufficiali o private, civili o religiose, che si dedicano a
vincere le difficoltà delle nazioni in via di sviluppo. Essi avranno senza
alcun dubbio a cuore di essere in prima linea tra coloro che lavorano a
tradurre nei fatti una morale internazionale di giustizia e di equità".Qui di seguito riportiamo l'articolo dedicato all'anniversario da parte dell' Osservatore Romano.
Che l’interesse per questa enciclica non si sia affievolito deriva dal
fatto che in essa sono messi in luce i grandi problemi umani e sociali del
nostro tempo. Alcune importanti affermazioni del documento rimangono un punto
di riferimento anche ai nostri giorni per quanto riguarda le questioni
socio-economiche e l’evolversi dei processi di globalizzazione
Si tratta di una enciclica sociale che Paolo VI scrisse dopo aver toccato con mano, da un lato, le contraddizioni del boom economico e degli sviluppi della tecnica e, dall’altro, la fame e le ingiustizie da cui era afflitto il terzo mondo. Il testo è una grande lezione di solidarietà planetaria per creare pace, sviluppo e benessere nell’orizzonte di tutti i popoli dell’intero pianeta terra.L’idea centrale è lo sviluppo. Il testo mette in risalto che esso non si riduce alla semplice crescita economica. Lo sviluppo per essere autentico deve essere integrale e solidale. Esso va orientato alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. In altre parole, deve essere ispirato da un umanesimo che garantisca il passaggio, per ciascuno e per tutti, da condizioni meno umane a condizioni più umane.
Si tratta di una enciclica sociale che Paolo VI scrisse dopo aver toccato con mano, da un lato, le contraddizioni del boom economico e degli sviluppi della tecnica e, dall’altro, la fame e le ingiustizie da cui era afflitto il terzo mondo. Il testo è una grande lezione di solidarietà planetaria per creare pace, sviluppo e benessere nell’orizzonte di tutti i popoli dell’intero pianeta terra.L’idea centrale è lo sviluppo. Il testo mette in risalto che esso non si riduce alla semplice crescita economica. Lo sviluppo per essere autentico deve essere integrale e solidale. Esso va orientato alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. In altre parole, deve essere ispirato da un umanesimo che garantisca il passaggio, per ciascuno e per tutti, da condizioni meno umane a condizioni più umane.
Fine dello sviluppo è di promuovere un continuo miglioramento delle
condizioni di vita, così da permettere alle persone e alle popolazioni di
godere di una vita lunga, in buona salute e in una pace creativa.